Ci sono molte ragioni, quest’anno, per prestare attenzione al prossimo 25 novembre, (data scelta nel 1999 dall’Assemblea generale delle Nazioni unite come Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne), e tre sono le parole chiave per raccontarne le pratiche politiche che la percorreranno, da nord a sud: sciopero, outing e giustizia. Tre modi, che si intrecciano, per essere attive e presenti.
“Scioperiamo. Per fermare la cultura della violenza”: la proposta, partita mesi fa, ha fatto presa in decine di città grandi e piccole che quel giorno, sul posto di lavoro come nelle case, vedranno le donne fermarsi per qualche minuto e indossare qualcosa di rosso o appendere un drappo rosso alla finestra.
Sul sito scioperodelledonne.it è consultabile la mappa che via via disegna le adesioni costruendo un mosaico nel quale, per la prima volta in Italia, si dà un nuovo significato alla pratica storica del sindacato.
Parte da Torino la seconda proposta, quella di smascherare l’offesa che le donne violentate spesso subiscono: sentirsi in colpa e provare vergogna per ciò che è accaduto. A distanza di oltre 30 anni dal celebre ‘Processo per stupro’ è ora di dire, anche pubblicamente, “basta”. E, se possibile, è ora che lo dicano forte e chiaro le stesse donne che hanno subìto violenza. A proporlo ‘Xxd, rivista di varia donnità‘ e il ‘Centro studi e documentazione pensiero femminile‘ di Torino. La pratica collettiva del ‘coming out’ è al centro della loro azione: dire in pubblico una verità scomoda, che ‘Nessuna colpa, nessuna vergogna’ (così si chiama l’iniziativa) può essere ascritta alle donne nella violenza.
Infine la parola “giustizia“, scelta dal team italiano del movimento V-day per lanciare, dal 25 novembre, la strada che arriverà al prossimo 14 febbraio. Nel 2013 più di 200 città italiane hanno visto piazze, scuole, centri commerciali riempirsi di donne e uomini decisi a mettere fine alla violenza sulla donne danzando sulle note di ‘Break the chain’; circa 300.000 persone in Italia hanno scelto non di festeggiare il San Valentino dei fiori e dei cioccolatini, ma di celebrare il rispetto che si deve a chi vive al nostro fianco: una madre, sorella, figlia, fidanzata, amica.
Per l’anno 2014 Eve Ensler e il movimento V-Day chiedono di non lasciare che l’energia liberata nelle piazze si spenga. Di non permettere che la connessione creata tra le persone di tutto il mondo si disperda nel labirinto delle singole routine quotidiane. La parola chiave sarà infatti per il 2014 “giustizia”: giustizia per le donne maltrattate e uccise, ma anche per quelle che iniziano ora il loro percorso fuori dal silenzio. E un buon 25 novembre per chi vorrà sentirla come una data importante.