Secondo il laboratorio elvetico sul corpo dell'ex leader dell'Olp, morto nel 2004, sono presenti livelli di sostanze radioattive diciotto volte superiori alla norma. La moglie: "Prove scientifiche che venne ucciso"
Yasser Arafat fu avvelenato con il polonio-210. E’ quanto emerge dai risultati dell’autopsia eseguita dal laboratorio di Ginevra, ed effettuata su richiesta di Souha Arafat, moglie del leader dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), che morì nel novembre del 2004 all’ospedale militare di Clamart, a Parigi, all’età di 75 anni. Dalle analisi emergono livelli di polonio sul suo corpo diciotto volte superiori alla norma.
Secondo i medici, che hanno consegnato i risultati alla Commissione palestinese di inchiesta che indaga sulle cause della morte dell’ex presidente, c’è l’83% di possibilità che Arafat sia stato avvelenato con sostanze radioattive. Stando al rapporto di 108 pagine, redatto da specialisti dell’università di Losanna e ottenuto in esclusiva dall’emittente Al-Jazeera, sono stati rinvenuti elevati livelli di polonio nelle costole e nel bacino. Dave Barclay, noto scienziato forense britannico, ha dichiarato all’emittente del Qatar che i risultati delle analisi dimostrano che il leader palestinese è stato ucciso. “Yasser Arafat è deceduto per avvelenamento da polonio. Abbiamo trovato la pistola fumante che ha causato il suo decesso. Quello che non sappiamo è chi ha impugnato la pistola”, ha affermato. La vedova, che ha ricevuto i risultati a Parigi – dove venne aperta un’inchiesta per omicidio – dichiara: “E’ scientificamente provato che la sua morte non fu dovuta a cause naturali e abbiamo le prove scientifiche che fu ucciso. Sono di nuovo a lutto – ha aggiunto – è stato come se mi avessero detto che è appena morto”. I resti di Arafat vennero riesumati nel novembre 2012, dopo che una prima serie di analisi sugli indumenti aveva evidenziato tracce della sostanza radioattiva.