La “sceneggiata” della Merkel sulle intercettazioni dell’intelligence americano. L’avevo detto subito che non stava in piedi quella storia. Le “spiate” (reciproche, beninteso) ci sono sempre state. Lo sanno tutti, figurarsi se non lo sapeva la Merkel! E comunque, anche se ci fosse stato qualcosa che avesse superato il limite della tollerabilità, lei avrebbe fatto ciò che tutti i pari livello suoi fanno: alzano il telefono e parlano con chi di dovere, possibilmente il capo supremo, per far fermare le esagerazioni. La cosa si risolve, e la gente non viene nemmeno a saperlo. Invece la Merkel si mette a sbraitare pubblicamente sulle intercettazioni “abusive” americane (come se ci fossero intercettazioni non abusive, a quel livello!), cercando esplicitamente di mettere in difficoltà Obama e la sua amministrazione.
In prima istanza ho pensato ad una classica manovra del fronte iperliberista internazionale per frenare le riforme che Obama e i suoi vogliono fare (da anni) per limitare almeno un po’ le speculazioni finanziare e il rischio tuttora costituito dalle mega-banche americane, ora messe sotto torchio anche dall’amministrazione giudiziaria oltre che dalla S.E.C.
Ma poi è venuta fuori finalmente la faccenda della relazione periodica dell’amministrazione del Tesoro americano dove, tra le altre cose, si dice esplicitamente che la politica economica tedesca usa in modo disproporzionato la sua posizione di vantaggio nella quale si è venuta a trovare, in parte per merito e in parte per caso, quando nel 2011 sono cominciati i problemi finanziari sul debito dei singoli paesi.
Dice Krugman (nel suo freschissimo articolo di domenica 3 novembre sul NYT): “La Germania sta conducendo una politica (a suo favore) di “surplus” tra importazioni ed esportazioni da almeno un decennio. Tuttavia fino ad un paio di anni fa questo squilibrio, a livello Europeo, ma anche globale, veniva bilanciato dai larghi deficit delle nazioni del sud Europa (leggi Grecia e, in qualche misura, Italia – ndr), sostenuti in larga parte dai flussi finanziari tedeschi, così che, in Europa almeno, si raggiungeva un quasi equilibrio finanziario. Ma poi, dopo che la crisi è arrivata in Europa (primavera-estate 2011), il flusso di capitali in direzione delle “periferie” europee è collassato. Le nazioni indebitate sono state forzate –anche su insistenza della Germania- a politiche di austerità che hanno consentito di eliminare lo squilibrio nel deficit di questi paesi, ma hanno lasciato intatto, ed anzi accentuato, lo squilibrio della Germania nel surplus delle esportazioni.”
In una situazione di equilibrio finanziario tra i paesi europei la politica restrittiva imposta ai paesi indebitati avrebbe dovuto trovare bilanciamento nella proporzionale riduzione anche del surplus tedesco invece, e ancora Krugman a dirlo: “La Germania ha mancato di fare qualunque aggiustamento (sul proprio surplus – ndr) così che il deficit di Spagna, Grecia, (Italia) e altri, si è ridotto, ma il surplus tedesco, NO”.
Poi Krugman, dopo aver meglio precisato come tale surplus tedesco abbia ripercussioni anche sull’economia globale, arriva anche al punto focale di come la Germania abbia beneficiato non solo dalla propria decisione di non intervenire a moderare il proprio vantaggio competitivo sulle esportazioni, ma anche (e in modo sostanzialmente scorretto) sul fatto di avere una moneta unica che in questo momento favorisce solo la Germania (tra le grandi nazioni europee).
Dice infatti Krugman: “La Germania non può essere immune da critiche. Essa condivide una moneta con i suoi vicini, dando grande beneficio ai suoi esportatori, che sono in grado di prezzare i propri prodotti con un euro debole invece che con un marco forte, come sarebbe certamente stato se non ci fosse stata la moneta unica”. Per avere l’equilibrio necessario ad evitare la Depressione in Europa, la Germania avrebbe dovuto spendere (cioè importare – ndr) di più mentre gli altri spendevano di meno. Non l’ha fatto!”.
Adesso è molto chiaro il perché della “sparata” della Merkel sulle intercettazioni americane.
Ma bisogna a questo punto chiedersi anche, ed è molto piu’ importante, se era davvero necessario che fossero il Tesoro, ed un grande economista americano, a spiegare agli europei il perché la politica economico-finanziaria europea sta strangolando tutti le grandi nazioni dell’Europa salvo una: la Germania!
Dove sono e cosa fanno gli economisti europei? E i capi di governo, e ministri del tesoro?