Alla vigilia del Cda, durato tre ore, il Comitato di redazione aveva annunciato un’azione legale sull'operazione. La cessione secondo i rappresentanti dei giornalisti rappresenta un danno patrimoniale e all'indipendenza stessa della testata
Via Solferino 28, Milano. Per tutti dire così è dire Corriere della Sera. Ieri è stato dato il via libera da parte del Consiglio di amministrazione di Rcs alla vendita dell’immobile che ospita le redazioni. L’accordo di cessione al fondo Usa Blackstone vale 120 milioni di euro.
Il consiglio Rcs ha approvato l’operazione a maggioranza, ha ufficializzato il gruppo in una nota, e ha dato quindi mandato all’amministratore delegato Pietro Scott Jovane (nella foto) e al direttore finanziario Riccardo Taranto di finalizzare l’operazione, inclusa la stipula di contratti di affitto da parte di Rcs sull’intero complesso, con durate variabili sulle diverse porzioni. Oltre a quella del Corriere, si trova in questo immobile anche la redazione della Gazzetta dello Sport.
Il via libera all’operazione è arrivato al termine di un Cda straordinario di oltre tre ore, dopo che la riunione di giovedì scorso aveva finito per aggiornarsi ad oggi in attesa anche del presidente Angelo Provasoli, impossibilitato a partecipare. All’ingresso dei lavori odierni la vicenda pareva ancora tutta aperta, dopo che negli ultimi giorni era montata l’incertezza sulla valorizzazione finale dello stabile. Hanno partecipato al board tutti i consiglieri, con i soli Fulvio Conti e Roland Berger collegati in videoconferenza. Il prossimo consiglio di Rcs si riunirà ora mercoledì prossimo 13 novembre per approvare i risultati dei primi nove mesi dell’esercizio 2013.
Alla vigilia il Cdr del Corriere aveva annunciato un’azione legale sull’operazione in piena opposizione all’ipotesi di vendita della sede del quotidiano: “Ecco, cari lettori, l’elenco dei nostri interlocutori, ai quali verrà recapitata da un ufficiale giudiziario diffida formale: Pietro Scott Jovane, amministratore delegato; Angelo Provasoli, presidente del Consiglio di amministrazione; Roland Berger, vicepresidente; Fulvio Conti, consigliere; Luca Garavoglia, consigliere; Laura Mengoni, consigliere; Carlo Pesenti, consigliere; Attilio Guarneri, consigliere. Questo, invece, l’elenco degli azionisti: Fiat, Mediobanca, Intesa San Paolo, Pirelli, Italmobiliare (gruppo Pesenti), Dorint (Della Valle), Pandette (famiglia Rotelli), Ut communications (Urbano Cairo), Fondiaria-Sai (gruppo Unipol)”.
Finora si sono schierati apertamente contro la vendita Giovanni Bazoli (presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa San Paolo e punto di riferimento della finanziaria Mittel), l’azionista Urbano Cairo (titolare di una quota del 2%) e il consigliere d’amministrazione Piergaetano Marchetti.
La cessione secondo i rappresentanti dei giornalisti rappresenta un danno patrimoniale al gruppo e all’indipendenza stessa della testata. Su queste basi il Cdr ha diffidato consiglieri e azionisti segnalando che la transazione potrebbe portare anche a un’azione di responsabilità.
Lunedì era intervenuto sulla possibile vendita della sede anche il nuovo socio Rcs Urbano Cairo (2,84%), invitando il management a intervenire piuttosto sui costi. Cairo si è detto convinto, come editore, che “l’ultima cosa da fare è tagliare il personale, la penultima è vendere la sede”.
Jovane aveva da parte sua ribadito ancora recentemente di essere fiducioso di poter vendere l’immobile entro fine anno. Rcs ha previsto di dismettere attività non strategiche per 250 milioni entro fine 2014. Tale obiettivo risulta anche tra i vincoli ai contratti (covenant) del finanziamento bancario a Rcs. All’ultima rinegoziazione del debito, conclusa contestualmente agli accordi di garanzia per l’aumento di capitale da 400 milioni completato a fine luglio, era stata inclusa tra le garanzie per le banche anche un’ipoteca sull’immobile di via San Marco e Solferino.