E in Sardegna sono arrivati i primi arresti, clamorosi. Da questa mattina due consiglieri regionali in carica  si trovano in carcere con l’accusa di peculato nell’ambito dell’inchiesta bis sul presunto utilizzo illecito dei fondi ai gruppi della passata legislatura. È la prima volta nella storia dell’Autonomia isolana: la Procura temeva l’inquinamento delle prove e la reiterazione del reato. Si tratta dell’onorevole pidiellino Carlo Sanjust, classe 1970, sangue nobile nelle vene, della casata Teulada di Sanjust, presidente della commissione Cultura, e del navigatoMario Diana, 66 anni, ex capogruppo Pdl, fondatore di un altro gruppo “Sardegna è già domani”. A entrambi il pm della Procura di Cagliari, Marco Cocco, contesta l’uso improprio di soldi pubblici, destinati alle attività politico-istituzionali, per spese personali. Molto personali, come il banchetto per il matrimonio di Sanjust pari a circa 20mila euro, e gli acquisti dell’onorevole Diana, oggetti di rappresentanza di lusso: libri antichi, rolex e penne Montblanc. Più l’organizzazione di eventi pubblici per scopi diversi da quelli del gruppo per un totale di 200mila euro.

Le nozze nostalgiche e gli assegni su Facebook. Il pranzo nuziale è avvenuto a maggio 2009, a tre mesi dall’elezione di Sanjust, e consumato nel cuore di Cagliari all’interno della passeggiata coperta del bastione Saint Remy, monumento pubblico, allora appena restaurata. Trecento invitati e un conto di circa 20mila euro saldato con alcuni assegni. Secondo l’accusa quella somma sarebbe riconducibile al budget che ogni Onorevole ha a disposizione per spese istituzionali, una cifra che si aggira sui 2.500 euro al mese. E si indaga anche su altri convegni politici all’hotel Flamingo di Santa Margherita di Pula su cui grava il sospetto che non si siano stati mai svolti, ma che siano comunque stati pagati dal conto corrente del Pdl, con un giro di fatture false. Tra i temi degli incontri fantasma anche i costi della politica.

Poi si aggiungono dubbi corsi di formazione, altri 27mila euro. Solo due settimane fa le prime perquisizioni da parte della polizia giudiziaria a caccia di documenti e pezze giustificative. Nelle prime dichiarazioni a caldo il consigliere Pdl si era dichiarato innocente e “addolorato” da simili accuse e, attraverso il suo avvocato, Carlo Amat, aveva fornito i documenti bancari. Di più: aveva utilizzato la sua bacheca di Facebook per pubblicare una nota, seguita da messaggi di solidarietà, e soprattutto la schermata web che riconduceva gli assegni utilizzati per le spese del matrimonio (anche il viaggio di luna di miele) a due suoi conti correnti personali. In una breve intervista rilasciate al quotidiano La Nuova Sardegna aveva giustificato pure la scelta di una location così esclusiva: per il suo matrimonio voleva riprodurre una tavolata simile a quella vista in una foto e organizzata da suo nonno Enrico. Nelle dichiarazioni all’Unione sarda, invece, aveva lanciato sospetti sulla tempistica della Procura in vista anche delle prossime elezioni regionali.

La penna Montblanc, il cadeau di Diana. Oltre ai documenti, le foto della cerimonia e al contratto d’affitto dell’ufficio la polizia giudiziaria è andata via con una penna Montblanc. Sarebbe stata consegnata senza nessuna richiesta, ancora impacchettata. È stata donata dall’altro consigliere arrestato questa mattina, secondo quanto dichiarato dallo stesso Sanjust. La cifra contestata a Mario Diana è ben più alta: 200mila euro spesi dal 2009 in poi, quindi anche nel corso dell’attuale legislatura. Soldi pubblici dirottati anche in gioielleria: dove sarebbero stati spesi per Rolex d’oro e le famose penne Montblanc. Oltre ai libri antichi come “Le mille e una notte” in edizione miniata, “San Francesco d’Assisi”. E una miriade di eventi, convegni e pranzi la cui finalità è al vaglio della Procura.

Ed è legato a questi episodi il terzo arresto della giornata, quello di un imprenditore, Riccardo Cogoni, rappresentante legale di due società: la Riko Service srl e la Simbula turismo srl. Avrebbe cercato, attraverso una documentazione fiscale falsa, di consentire a Diana di giustificare spese per circa 100 mila euro. A fine settembre, poco dopo la perquisizione della sua casa e dell’ufficio oristanese, Diana, si era dichiarato: “Certissimo che tanto io quanto il gruppo consiliare del Pdl non avremo difficoltà a dimostrare che i fondi per il finanziamento del gruppo sono stati spesi in maniera corretta, per attività strettamente connesse all’esercizio delle funzioni elettive attribuite per mandato ai consiglieri regionali”.

Le ciotole d’argento di Petrini. Questa mattina c’è stata una nuova perquisizione nello studio odontotecnico del consigliere regionale Pdl, Onorio Petrini, indagato per peculato. Qui, secondo la Procura, sarebbero stati consegnati 25 oggetti d’argento, tra cui ciotole, un vassoio d’argento e una zuccheriera, pagati con soldi pubblici – appena 6mila euro.

L’ultimo filone dell’inchiesta sui fondi ai gruppi – bipartisan – è la più recente: 32 consiglieri regionali della passata legislatura hanno ricevuto avvisi di garanzia. Tra gli indagati c’è l’europarlamentare Pd Francesca Barracciu, candidata alla presidenza della Regione, e gli attuali deputati Pd, Marco Meloni e Francesco Sanna. In Sardegna, nel 2009, è partita la prima inchiesta del genere in Italia grazie alla denuncia resa da una supertestimone, un’ex dipendente del gruppo misto. E il processo è già iniziato.

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