La rabbia del presidente regionale del sindacato Silb Indino: "Con la nuova tassa sui rifiuti o rendiamo le autorizzazioni o andiamo a fare gli abusivi". In 30 anni i locali da ballo della provincia si sono ridotte a un terzo, da 150 a 50 a causa di burocrazia, concorrenza sleale e tasse
O l’abusivismo o il silenzio perfetto. In ogni caso sarebbe uno scenario irrituale per quello che negli anni d’oro era il “divertimentificio”, mecca del popolo della notte, studiata perfino dai colleghi di Spagna e Grecia e che solo in provincia di Rimini tra baristi, dj e animatori e cubiste, impiega oltre mille persone. In 30 anni le discoteche di Rimini si sono ridotte a un terzo, da 150 a 50, “messe a dieta” da burocrazia, concorrenza sleale e tasse. Troppe imposte e tariffe per il Silb, il sindacato dei locali da ballo, che ora per voce del suo presidente regionale Gianni Indino, vedendo all’orizzonte la Tari, la nuova tassa sui rifiuti, che per uno studio nazionale di Confcommercio potrebbe portare aumenti fino al 680%, sbotta: “Restituiamo le licenze e andiamo a fare gli abusivi”.
Indino non ce l’ha solo con la nuova tassa. Ce l’ha soprattutto con la burocrazia invasiva, con l’incertezza normativa e, “diciamolo, con l’illegalità in cui dobbiamo lavorare”. Anche se le proiezioni fatte sono più che preoccupanti: c’è un suo collega che pagava 12mila euro per i rifiuti, spiega, e forse ne pagherà 120mila. L’amministrazione comunale “ci è sempre stata vicina e ha sempre difeso il valore che le discoteche portavano al turismo”. Come dire, col Comune si parla. Non a caso l’assessore al bilancio di Rimini Gian Luca Brasini li rassicura: “Se la Tari ricalcherà l’impianto della Tares, qui non ci saranno gli aumenti temuti”. Brasini infatti spiega di aver già incontrato le categorie per parlare di questa “legislazione cangiante” per “quel che ci compete, cioè i tributi locali”. Per la Tares infatti il Comune di Rimini, spiega, era già già andato in deroga al Dpr 158, che prevede aliquote differenziate a seconda delle categorie produttive, secondo il principio per cui chi inquina di più paga di più. Una deroga possibile per i territori dove, come a Rimini, esiste un osservatorio locale che permette di capire quanto realmente consumino le diverse categorie e modulare in conseguenza le tariffe. “Al momento l’impianto della Tari per il 2014 sembra simile a quello della Tares”, e quindi “mi sento di dire che, se a Roma non stravolgono l’impianto, qui a Rimini non ci saranno gli aumenti temuti”.
Ma è il “se” che agita il Silb riminese: “Con la service tax c’è grande incertezza. Non si sa cosa succederà. Quando addirittura sentiamo che potrebbe anche tornare la seconda rata Imu, ci cadono le braccia”. Ora bisognerà dirlo alle oltre 1.000 persone – tra cubiste, dj, camerieri, impiegati, bodyguard – che lavorano nei locali che i titolari non investono più: “In passato ogni 2-3 anni facevamo restyling, adesso stiamo fermi”. Anche perché le discoteche non si sentono difese dalla concorrenza sleale di bar, ristoranti, circoli privati “che mettono su la musica e fanno ballare”. “Siamo i migliori – conclude – per intuito e capacità imprenditoriali. Ma ci devono dare la possibilità di farlo”.