In programma dal 7 novembre al 7 dicembre a Bologna, la rassegna affronta il concetto di “giustizia violata”: prevede 70 eventi e coinvolge un centinaio di soggetti, tra enti pubblici e realtà privata. Tra gli eventi più attesi, il 12 novembre la partecipazione di Dario Fo con l'incontro “Ciao Franca”, dedicato a Franca Rame, e il 25 lo spettacolo di Serena Dandini “Ferite a morte” con Lella Costa
Dal 1 gennaio al 31 ottobre 2013, sono state 100 in più rispetto allo stesso periodo del 2012 le persone che hanno chiesto aiuto alla Casa delle donne per non subire violenza di Bologna. E di queste il 20 per cento ha deciso di sporgere denuncia contro il partner, un dato di quasi tre volte più alto rispetto alla media nazionale, in base alla quale solo il 7 per cento delle vittime si rivolge a forze dell’ordine e magistratura. “Non si tratta di un aumento dei soprusi”, commenta Angela Romanin, responsabile della formazione e dell’ufficio stampa della onlus bolognese, “ma di un effetto della rilevanza mediatica che il fenomeno ha avuto a seguito anche dell’iter per l’approvazione del decreto sul femminicidio”.
Questo è uno degli elementi che emerge dalla presentazione dell’ottava edizione del festival “La violenza illustrata”, in programma dal 7 novembre al 7 dicembre a Bologna. È una rassegna che, incardinata quest’anno intorno al concetto della “giustizia violata”, prevede 70 eventi e coinvolge un centinaio di soggetti, tra enti pubblici e realtà privata. E che in calendario contempla per il 12 novembre la partecipazione di Dario Fo con l’incontro “Ciao Franca”, dedicato a Franca Rame, e per il 25 lo spettacolo di Serena Dandini “Ferite a morte” con Lella Costa.
Ma ci sono altri dati che vengono fatti rilevare nel corso della presentazione del festival. Il primo riguarda i primi 10 mesi di attività di Save, acronimo del progetto “sicurezza e accoglienza per vittime in emergenza”. In concreto si tratta di una casa in cui trovano protezione persone che hanno subito violenze gravi e ripetute e che possono beneficiare di un mese di ospitalità in una struttura ad hoc. Aperta nel dicembre 2012, la casa ha accolto 33 donne (9 italiane e 24 straniere) e 37 minori (rispettivamente 9 e 28). “Questo progetto”, ha aggiunto Angela Romanin, “funziona come camera di decompressione nelle situazioni estreme” e dopo il primo mese gli ospiti transitano nelle 3 case rifugio a indirizzo segreto messe a disposizione dalla Provincia, dove possono rimanere per un periodo che varia da 6 a 8 mesi, e infine nei 7 alloggi di transizione, presso cui per i successivi 2 anni si può vivere in una condizione di semiautonomia.
Il secondo progetto, invece, si chiama Switch-Off e si estende a livello nazionale. Condotto in collaborazione con l’università di Napoli e Dire (Donne in rete contro la violenza), ha come focus bambine e bambini che hanno assistito, sopravvivendo, all’omicidio della madre per mano del padre. “Nel 2014 avremo i risultati”, afferma ancora Romanin e potranno essere misurati gli effetti traumatici che quell’evento ha lasciato sui minori. Inoltre un’ulteriore attività della Casa delle donne di Bologna ha compreso quest’anno la ricerca annuale sui “femicidi” (termine usato specificamente per gli omicidi di genere), che nei primi 10 mesi del 2013 nel bolognese ha dimostrato un andamento costante con i 109 delitti commessi e i 78 casi di sopravvissute.
A valle di questa situazione, ecco che torna dunque il festival. Il quale, sottolinea la presidente del consiglio comunale del capoluogo emiliano Simona Lembi, “è il primo e l’unico appuntamento culturale del genere a livello nazionale”. Nelle sue parole, torna più volte il sostantivo “attenzione”, usato in riferimento all’“invito esteso all’intera cittadinanza a occuparsi del problema della violenza di genere” e al coinvolgimento degli uomini e delle nuove generazioni. E lo stesso termine ricorre anche nell’intervento di Gabriella Montera, assessore alle pari opportunità della Provincia di Bologna, secondo la quale “l’ente città metropolitana deve iniziare a interrogarsi sul femminicidio” contro il quale la convenzione tra gli enti locali e la Casa delle donne è già stata elevata tra 3 a 5 anni con rinnovo previsto per il 2014.
A parlare dell’argomento, dunque, nel corso del mese di eventi sono stati chiamati artisti, filmaker, docenti, psichiatri, giornalisti, amministratori locali, avvocati e molti altri esponenti di diverse categorie professionali. Il tutto puntando sulla data del 25 novembre quando, oltre allo sciopero delle donne previsto per quel giorno (“una mobilitazione nazionale a valore simbolico che speriamo abbia presto ricadute pratiche”, ha detto Lembi), è prevista una seduta congiunta del consiglio comunale e di quello provinciale. Seduta a cui quest’anno è stato invitato a partecipare Anthony Wills, ex poliziotto inglese ed esponente dell’organizzazione britannica Standing together against domestic violence.