Dall’inizio dell’anno, un vero e proprio esercito di italiani under 35 ha deciso di tentare la carta dell’impresa scegliendo di mettersi in proprio: delle quasi 300mila imprese nate tra l’inizio dell’anno e la fine di settembre, infatti, oltre 100mila (il 33,9%) ha alla guida uno o più giovani sotto i 35 anni di età.
Il dato, molto interessante, è elaborato da Unioncamere. Secondo il suo presidente, Ferruccio Dardanello, “c’è una generazione di giovani che non si rassegna a lasciare l’Italia per costruirsi un futuro né si arrende al vento della protesta ma si rimbocca le maniche e guarda con coraggio al domani”. Interessante anche il dato dell’imprenditoria femminile: delle 6.140 imprese in più nate tra settembre del 2012 e settembre di quest’anno ben 3.893 (il 63%) hanno infatti a capo una o più donne, spesso scese in campo per darsi da sole quel lavoro che non trovano.
Siamo dunque di fronte a un nuovo boom per la piccola impresa italiana? Forse, ma è meglio non illudersi: se è alta la natalità, è molto forte anche la mortalità di queste microimprese sorte negli ultimi tempi: il saldo tra aperture e chiusure nel terzo trimestre è stato infatti pari a +12.934 unità, cioè il livello più basso in assoluto degli ultimi dieci anni. A determinarlo hanno concorso 76.942 iscrizioni di nuove imprese (1.923 in più rispetto allo stesso trimestre del 2012) e 64.008 cessazioni di imprese esistenti (In aumento di 3.498 unità rispetto all’anno scorso). “In entrambi i casi si tratta di valori che rispecchiano le difficoltà dell’economia reale del Paese”, spiega l’associazione, che aggiunge che “per le iscrizioni si tratta del secondo peggior dato del decennio, appena migliore rispetto a quello dello scorso anno; stesso discorso per le cessazioni che hanno fatto segnare il secondo valore più alto della serie decennale, dopo quello record del 2007”.
Attenzione allora a considerare tutte queste nuove aperture come casi di successo: tra partite Iva di comodo e esternalizzazioni mascherate, questo piccolo boom di aspiranti-imprese potrebbe non essere così incoraggiante come sembra, ma nascondere invece una faccia inedita della disoccupazione.
Una consolazione arriva (forse, però) dal dato femminile: le imprenditrici hanno infatti scelto in modo massiccio una forma giuridica “matura” come la società di capitale (+9.789 unità nei dodici mesi, con un ritmo di crescita pari al 4,5%) a scapito della più semplice, ma più fragile, impresa individuale (-6.627 unità). Forse ci salveranno le donne, ancora una volta.