Ieri New York ha eletto il suo nuovo sindaco Bill de Blasio, di origine italiana. Una scelta importante a detta di molti analisti politici (non i nostri italiani, bene inteso). Le sue proposte sono intriganti, orientate (da buon democratico) verso un maggior supporto delle classi deboli mentre il precedente sindaco Bloomberg, proprietario della omonima televisione finanziaria, era un filo più orientato alla classe medio alta (forse una deformazione professionale dato che a gestire un canale media finanziario è più probabile avere clienti e sponsor economicamente benestanti che economicamente svantaggiati).
Ora tuttavia non entro nel merito della scelta di De Blasio. Da italiano mi si conceda un po’ di orgoglio. Lo ammetto De Blasio è tanto italiano quanto io sono spagnolo ma trovo comunque orgoglio nel sapere un altro figlio dell’Italia a capo di una città molto importante per l’economia e la finanza internazionale. Tuttavia sono estremamente turbato da come i nostri media hanno riportato la notizia. Forse sarò un pessimo analista ma chissà come mai ascolto la notizia da Riotta (giornalista affermato) e nella sua breve intervista video gli “scappa dentro” di dire che la moglie di De Blasio era lesbica. Poco prima leggo un articolo di Rampini, esimio inviato di Repubblica prima in Cina e ora in Usa (dalle cui esperienze giornalistiche ha scritto anche libri intriganti all’inizio, ma conditi di una visione del tipo “ti spiego io il mondo” che trovo poco piacevole) dove subito il buon attempato giornalista si lancia in una descrizione di De Blasio con scelte di articoli e aggettivi che, paiono, studiati per turbare lievemente la mentalità politically correct dell’italiano (macho) medio. Cito testualmente dal link del sito l’occhiello “De Blasio vince le primarie democratiche con il 40 per cento dei voti. A novembre sfiderà il repubblicano Lhota. Moglie ex lesbica dichiarata, figlio star su YouTube è un avvocato dei diritti dei cittadini”.
Ora bene inteso io sono etero, lo dico non per fare outing ma semplicemente per chiarire che non ho una posizione positiva o negativa verso chi è gay, etero, lesbica, transex. Ognuno può far quel che vuole con il suo corpo e la sua anima finché non reca danno a terzi. Ma qui sembra che una delle note più piccanti della vittoria di De Blasio sia che ha una moglie ex lesbica e un figlio con pettinatura Afro. Ora se persino l’attuale Papa sta aprendo le sue posizioni verso tutti gli orientamenti mi lascia interdetto perché i “giovani” giornalisti che sono inviati all’estero non possano, chessò, occuparsi magari di più dei programmi di De Blasio, invece che delle precedenti esperienze sessuali della moglie.
Cioè mi viene una domanda semplice. Sono gli italiani, i lettori medi dei quotidiani italiani, che hanno una visione così alterata del mondo fuori Italia tale per cui i direttori dei giornali, e ovvio i giornalisti al loro soldo, son spinti a cercare il “torbido” oppure son i giornalisti inviati all’estero che forse potrebbero tornare a scrivere, non saprei, i necrologi, invece di esser discretamente remunerati per riportare “perle di informazione”. Siamo davvero arrivati ad un punto in cui se si parla di “estero”, quel mondo strano che per una buona metà degli italiani, affaccendati nei rispettivi casini e ignoranti della lingua inglese (non la migliore del mondo ma un accesso a molte differenti informazioni) resta un mistero, l’unico modo per intrigarli è dire “mamma mia il nuovo sindaco di New York tiene la moglie ex lesbica!”.
Ho sparato un twitt in rete per chiedere il perché di questa cosa. Ovvio i commenti son dello stesso tono della mia riflessione. Un paio, lo ammetto divertenti, suggeriscono che “la mascolinità italiana ha convertito una lesbica”. Lo trovo divertente ma credo che semplicemente la signora De Blasio abbia cambiato idea per amore del marito. Io ho un sogno, e spero che nel dirlo non faccia la fine del signor King, vorrei vedere i nostri inviati ( televisivi o cartacei) all’estero impegnarsi a scrivere o fare servizi su quello che veramente succede all’estero. Non fare gossip, intervistare (all’estero) i nostri politici quando escono dall’Italia, del tipo se vuoi intervistare Letta non lo fai a Bruxelles, magari lo fai a Roma dove ti costa meno (un inviato in pianta stabile all’estero credo che abbia un costo maggiore rispetto ad un giornalista di stanza in Italia). Ecco il mio sogno. Chiedo troppo?
@enricoverga