Il sindaco di Verona dovrà vedersela con il presidente a vita del Carroccio e Matteo Salvini. "Spero di contribuire a determinare una soluzione unitaria", dichiara all'Ansa. Il Senatur gli risponde a stretto giro: "Non unisce proprio nessuno. Sono l'unico che può salvare il partito"
Dopo Umberto Bossi e Matteo Salvini, scende in campo un altro big della Lega Nord nella corsa alla guida del partito. Flavio Tosi, in un’intervista all’Ansa, si dice pronto a candidarsi alla segreteria del Carroccio. “C’è la mia disponibilità a candidarmi – spiega – non tanto perché ci tenga a fare il segretario ma perché spero di contribuire a determinare una soluzione unitaria. Unità di tutti tranne Bossi, naturalmente: lui faccia quello che gli pare”. Gli risponde a stretto giro il Senatur: “Tosi? Non unisce proprio nessuno,vada per la sua strada”. E rilancia la sua candidatura: “Io sono l’unico che può salvare la Lega, per questo mi candido”.
Il congresso dei lumbard che incoronerà il nuovo segretario si terrà il 15 dicembre a Torino. Il nome della prossima guida della Lega Nord uscirà dalle urne delle primarie, indette dal consiglio federale per il 7 dicembre. Si tratta di una novità per il partito e sono state volute dall’attuale leader Roberto Maroni. “Per la prima volta la Lega elegge il suo segretario direttamente”, aveva festeggiato il governatore della Lombardia. Ma la sua scelta ha spianato la strada al suo grande rivale Umberto Bossi, che potrebbe riconquistare la guida del Carroccio a scapito dei “maroniani” Tosi e Salvini. Ma tenteranno la scalata alla segreteria anche gli outsider Gianluca Pini e Manes Bernardini. Quando manca più di un mese al congresso, ma la competizione per conquistare la guida del Carroccio ha già scatenato le lotte interne tra le varie anime del partito, che si stanno fronteggiando sulle regole delle primarie.
Ma il confronto più duro, all’interno del partito, rimane quello tra il sindaco di Verona e il Senatur. Le schermaglie su chi possa unire il movimento sono solo l’ultima puntata di una lunga querelle. Da una parte, i ripetuti affondi di Umberto Bossi, che ha dato al rivale dello stronzo, del fascista e dell’omosessuale. Dall’altra, le imboscate degli uomini più vicini a Tosi: a settembre, l’assemblea della Liga Veneta aveva votato una “mozione di sfiducia” contro il presidente a vita del Carroccio.