E’ di nuovo caos alla Banca Popolare di Milano. Il consiglio di gestione (cdg), dopo un lungo braccio di ferro, ha annunciato le dimissioni del presidente Andrea Bonomi e dei consiglieri Davide Croff, Alessandro Foti e Dante Razzano con efficacia dal 21 dicembre, giorno dell’assemblea per il rinnovo del consiglio di sorveglianza (cds). I membri dimissionari erano gli ultimi rimasti nel cdg dopo l’addio dell’ex consigliere delegato, Piero Montani, passato a Banca Carige.

La richiesta di una assemblea da convocare il prima possibile era stata avanzata nei giorni scorsi dal cds di piazza Meda. “Il cdg ha adottato le decisioni per la necessità e urgenza di porre termine alla grave situazione di incertezza in cui la banca si trova oggi”, spiega una nota dell’istituto. Uno scenario talmente instabile da fare intervenire l’agenzia di rating Standard & Poor’s, che nei giorni scorsi ha declassato l’istituto a BB- da BB, ponendo il merito creditizio in credit watch negativo. Il downgrade, precisa S&P, riflette “le sfide in temi di corporate governance maggiori di quanto previsto in precedenza”, che “potrebbero compromettere la stabilità della gestione della banca”.

Cambia quindi il vertice della banca, ma non si può di certo dire, per ora, che piazza Meda aprirà le porte ai giovani. In cima alla lista tra i possibili successori c’è infatti l’82enne Lamberto Dini, ex direttore generale della Banca d’Italia, che sarebbe il candidato alla guida del Consiglio di gestione nella lista di Raffaele Micione, secondo azionista dell’istituto. Dini ha escluso nei giorni scorsi di essere in corsa per la presidenza, ma – secondo indiscrezioni della stampa – è stato ricevuto a Bankitalia ed è ora impegnato nell’intermediazione tra i soci di Bpm.

L’assemblea di dicembre, che voterà per il rinnovo del cds per il periodo 2013-2015, è stata convocata anche in sede straordinaria per proporre l’estensione del termine di esecuzione finale dell’aumento di capitale dal 30 aprile al 31 luglio 2014. Il tutto – riferisce una nota – è stato deciso per consentire al nuovo cds di “assumere ogni più opportuna deliberazione nell’interesse esclusivo dell’istituto a una gestione stabile e duratura che garantisca il successo dell’aumento di capitale e, più in generale, prosegua il percorso di rilancio della banca”.

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