“È inquietante e motivo di grande preoccupazione per le libertà individuali dell’informazione la notizia che la Consob ha chiesto ed ottenuto dalla Procura della Repubblica i tabulati telefonici di un giornalista (ma non si esclude che siano due) con lo scopo di accertare le fonti di servizi di informazione economica”. Il sindacato dei giornalisti ha così condannato in una nota la notizia secondo cui la vigilanza di Giuseppe Vegas l’11 dicembre 2012 è intervenuta direttamente presso il procuratore aggiunto di Milano, Francesco Greco  – e non presso il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati o il titolare dell’inchiesta milanese su Fondiaria Sai-Unipol, Luigi Orsi – per poter identificare gli interlocutori di due giornalisti di Repubblica.

Questi ultimi avevano dato notizia di un’importante richiesta formulata dalla Commissione al gruppo Unipol: la rettifica di 200 – 300 milioni di euro di perdite su derivati non contabilizzate nel bilancio 2011 della compagnia delle Coop in procinto di fondersi con FonSai. Contestualmente i giornalisti si chiedevano il perché tale attivismo a scoppio ritardato, visto che il procuratore Orsi aveva sollevato il tema dei derivati di Unipol con la Consob ben cinque mesi prima.

“Le fonti dei giornalisti devono essere tutelate e sono materia di segreto professionale. La carta dei doveri dell’informazione economica non attribuisce alcun potere alla Consob in materia di controllo dell’attività dei giornalisti, che è sanzionato ripetutamente dalla Corte di Strasburgo come violazione dei diritti umani – continua la nota dell’Fnsi – Il giornalista ha il dovere di riferire correttamente le informazione di cui dispone e deve attenersi rigorosamente a non subordinare le sue conoscenze a profitto personale, operando, secondo il rigore deontologico incardinato sui principi della lealtà e della correttezza dell’informazione”.

A scanso di equivoci, poi, il sidacato sottolinea che “in questo caso, per la verità, non paiono in discussione questi punti, ma viene posta in essere un’azione intrusiva sull’attività professionale, e persino sulla vita privata di due colleghi (tenuti all’oscuro di tutto questo), generando l’idea che sia possibile, anche per i misteri con cui e per cui è stata consentita l’operazione, l’ingerenza sul lavoro professionale”.

“La protezione delle fonti e il diritto dei cittadini ad avere informazioni di interesse pubblico sono universalmente principi e diritti che debbono godere di tutela primaria – conclude la nota -. Se altre leggi consentono di mettere in discussione o di aggirare la segretezza delle fonti del giornalista, occorrerà porre la questione del corretto allineamento della legge ai principi di diritto universale su cui vigilano organismi giurisdizionali di livello sovranazionale”.

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