I tagli alle amministrazioni pubbliche sono sempre più pressanti e si corre ai ripari cercando di economizzare su tutto. Istruzione compresa. Dal prossimo anno i tre licei di Ferrara (classico, scientifico e linguistico) adotteranno la “settimana corta” per le prime classi. Le matricole copriranno le 27 ore di programma dal lunedì al venerdì. Con due giorni da sei ore: campanella alle 8 e uscita alle 14.
La proposta arriva dalla Provincia di Ferrara, che ha chiesto ai dirigenti di valutare criteri di razionalizzazione delle spese per il funzionamento delle scuole. Riscaldamento in primis. Un giorno in meno di lezione, secondo i calcoli dell’amministrazione provinciale, permetterebbe di chiudere il sabato le succursali dei licei. Per un risparmio ipotizzato di 120mila euro l’anno (un 10% delle spese complessive che, fa sapere la presidente Pd Marcella Zappaterra, ammontano a 1,2 milioni di euro). In pratica il costo di un dirigente. La “settimana corta”, che ha già un precedente in Lombardia, entrerà nel Pof (il programma dell’offerta formativa) già a partire dal prossimo anno scolastico per il liceo classico. Mercoledì scorso, dopo il voto favorevole del collegio dei docenti, è arrivata anche l’approvazione a maggioranza del consiglio di istituto.
L’esempio del classico verrà seguito a breve dagli altri due licei. Al momento anche altri istituti ferraresi ne stanno valutando l’opportunità. Il nuovo corso ha già suscitato polemiche tra insegnanti, sindacati di base e partiti (Sel al momento l’unico partito che si è espresso), ma la Zappaterra non vuole passare per la grande ispiratrice della “riforma” dei cinque giorni: l’eventuale risparmio nelle spese di riscaldamento “potrà essere l’occasione per accrescere gli investimenti sugli edifici scolastici”. Per la fine del mese è previsto un incontro con i capi di istituto anche per discutere di questo aspetto. A questo ai aggiunge un altro elemento: la riduzione dei rientri pomeridiani. Sempre per lo stesso motivo. “Abbiamo chiesto ai dirigenti scolastici – conferma la presidente – di verificare l’ipotesi di una diversa rimodulazione delle aperture pomeridiane e serali che non andasse ad intaccare le attività didattiche o ricreative, ma evitasse di riscaldare intere scuole vuote”. Ipotesi questa al momento bocciata dagli istituti.