Españoles en Acción è un'organizzazione legata al partito di estrema destra España 2000 che organizza diverse iniziative per chi è in condizioni economiche disagiate al motto: "Gli spagnoli per primi". E gli stranieri? "Ci sono già tante associazioni che li aiutano"
“Gli spagnoli per primi”. Sembra quasi lo slogan del francese Front National . Eppure con questo motto Rafael Ripoll, numero due del movimento di ultradestra xenofobo España 2000, ha ottenuto un posto da consigliere ad Alcalá de Henares, vicino Madrid. Più di 4.500 persone lo hanno votato, quasi il 6 per cento. E questo nonostante il 20 per cento dei cittadini di Alcalá siano stranieri. Adesso distribuisce cibo e beni di prima necessità alle famiglie in difficoltà. Ma non a tutte: solo a quelle nate in terra iberica. “Applichiamo il principio di solidarietà nazionale – spiega Ripoll -. Aiutiamo i nostri compatrioti”.
La llama (la fiamma), simbolo del partito nato a Valencia nel 2002 – dove ha già piazzato cinque rappresentanti – attira una trentina di nuove persone ogni settimana. E non solo grazie agli slogan dal sapore franchista. Le loro iniziative sociali, come quelle di fornire assistenza ai senzatetto e generi alimentari ai più bisognosi in chiaro stile della greca Alba Dorata, comincia a piacere. Tant’è che è nata perfino una Ong, con un conto corrente dove fare donazioni: Españoles en Acción. A settembre hanno fornito quaderni e matite ai bambini più bisognosi quando le porte delle scuole si riaprivano. A ottobre occhiali da vista, sempre per i più piccoli, per aiutare le famiglie che non possono permettersi di andare dall’oculista. Adesso sta per partire la campagna di Natale con una fitta raccolta di alimenti, vestiti e giocattoli nei supermercati e nei centri commerciali dei dintorni. E presto l’Ong, che ha sede anche a San Fernando de Henares, aprirà sulla costa, a Castellón.
Riso, pasta, lenticchie, latte, olio. E un banchetto con una bandiera a strisce rosse e gialle in bella mostra. La scena ad Alcalá de Henares si ripete due volte al mese. Gli immigrati qui, nelle sede della Ong, nemmeno ci provano a entrare: sanno di non essere i benvenuti. “L’ultima a provarci è stata una sudamericana. L’ho mandata via”, dice Juan Antonio, presidente della Ong e membro del partito. “Gli spagnoli, vittime delle crisi, dovrebbero essere l’obiettivo prioritario delle istituzioni e invece siamo arrivati alla situazione che prima vengono gli stranieri e poi i patrioti”, borbotta invece Ripoll.
In paese i volontari di España 2000 aiutano circa 110 famiglie, dopo aver chiesto loro carta d’identità e certificato di residenza: “Ci sono altri luoghi, altre associazioni pubbliche che aiutano solo gli immigrati. Qualcuno deve pur proteggere gli spagnoli”, dicono dall’associazione, dopo aver spiegato che c’è perfino una lista d’attesa. “Viviamo in Spagna. Ed essere spagnoli deve servire a qualcosa. Dobbiamo tornare al concetto di solidarietà nazionale. Ad Alcalá ci sono 20mila persone in situazione precaria e 17mila sono spagnole. Ma queste famiglie non ricevono aiuti”.
La nuova campagna di Repoll riassume bene l’idea: “¿Eres Español? Te jodes” (Sei spagnolo? Fottiti). Un messaggio forte, ma col trucco: esacerbare le differenze etniche in una lotta tra poveri. Un formula già consolidata nella Francia di Marine Le Pen. Insomma, se gli stranieri soffrono, “che tornino al loro Paese e protestino coi loro governi, come facciamo noi col nostro”, dice lapidario il consigliere comunale. “Noi non criminalizziamo gli stranieri. Ma siamo contro il fenomeno dell’immigrazione: ci vorrebbero più controlli alla frontiera, delle politiche diverse. Se vogliono venire, dovrebbero arrivare già con un contratto di lavoro in mano”, ribadisce Juan Antonio.
Una cosa è certa: in Spagna i servizi sociali sono ridotti all’osso. Caritas e Croce Rossa non riescono a coprire il fabbisogno di tutti ed España 2000 gioca bene il suo ruolo. “Non ci mettiamo alle porte del supermercato a chiedere aiuti. Accanto c’è pure qualche straniero che lo fa. Ed è la gente che decide a chi fare beneficenza”, ribadisce il presidente de Españoles en Acción.
Il paragone con il gruppo greco di estrema destra Alba Dorata, che distribuiva cibo e ha ottenuto dei posti di potere prima degli scontri violenti e dei morti che l’hanno resa illegale, è pero inevitabile. “L’unica cosa che sappiamo di Alba Dorata è quello che scrivono i giornali e che vediamo in tv. Loro arrivano coi camion e la divisa – dice Juan Antonio – . Non mi sembra che abbiamo nulla in comune. España 2000 ripudia la violenza e con la Ong non chiediamo il voto a nessuno. Da quando siamo qui non c’è stata nemmeno un’aggressione razzista in paese”. Sarà, ma intanto il movimento cresce, pescando tra quelle famiglie in crisi, ed è deciso a candidarsi in altri comuni. “Non so ancora se ci candideremo alle europee. Cerchiamo l’appoggio di altre forze. Saranno i dirigenti nazionali a discuterne”, taglia corto il tesserato di España 2000.
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