Non l’ha chiamata il male assoluto, ma poco ci è mancato. Le parole del Papa Francesco sulle tangenti non hanno nulla di scontato, né di rituale. “La Dea tangente toglie la dignità e produce pane sporco per i figli”. Queste le sue parole, e non occorre essere un credente e tanto meno un Papa boy per riconoscere la forza di questo messaggio. Si tratta di una condanna etica definitiva, senza attenuanti, perché la tangente non è solo un furto, dunque un peccato mortale, ma è anche una negazione della dignità umana e del diritto al futuro per i figli. I banalizzatori di turno, o meglio i terrorizzati di turno, hanno tentato di liquidare le sue parole invitando a non strumentalizzare le parole di Francesco e ricordando che di tratta di una posizione già espressa da altri Papi. Cosa ci sarà mai da strumentalizzare? Il Papa ha “scomunicato” le tangenti, tutte le tangenti, di ogni colore, di ogni nazionalità, di ogni tipo.
Lo ha fatto in un paese dove, al contrario, si è ritenuto giusto e doveroso candidare condannati e indagati per tangenti, appalti truccati, associazione mafiosa. Dal momento che alcuni di costoro si fingono “devoti”, magari ,da domenica prossima, si potrebbero almeno astenere dal sacramento della comunione. Non vi è dubbio, infine, che una simile posizione fosse già stata espressa nel passato, ma a quelle condanne seguirono spesso connivenze vaticane, torbidi intrecci affaristici, sostegno piano ai regimi delle tangenti, dentro e fuori dai confini nazionali. Forse il testo, letto da Francesco, sarà lo stesso, ma il contesto appare diverso, e alle parole potrebbero ora seguire le azioni. Non pochi di quelli che oggi fingono di lodarlo hanno già cominciato a tessere la trama dell’intrigo e della delegittimazione. La Dea tangente, in Italia e non solo, ha ancora molti devoti: credenti, diversamente credenti, non credenti.