L'ex presidente del Consiglio "tifa" per i giovani Renzi e Civati, ma non sarà alle urne: "Non per polemica, ma ho deciso di ritirarmi dalla vita politica". Cuperlo: "Mi dispiace, ma lo rispetto. Sta a noi convincerlo". Civati: "Un fatto gravissimo, la sua partecipazione vale più della mia"
Non ci crede più nemmeno Romano Prodi. Il fondatore dell’Ulivo, prima coalizione poi soggetto unico del centrosinistra antenato del Pd, non ha rinnovato l’iscrizione al partito. Non solo: non voterà alle primarie per scegliere il segretario. L’ex presidente del Consiglio spiega: “Non voterò alle primarie: non per polemica, ma ho deciso di ritirarmi dalla vita politica. Non sono un uomo qualunque, se voto alle primarie devo dire per chi, come e in che modo”. L’ultimo rapporto con il Pd era stato scioccante e risale al 19 aprile scorso quando il suo nome era finito nel falò delle vanità democratiche, bruciato da 101 franchi tiratori nella corsa per la presidenza della Repubblica. Il Professore ha confermato, in un’intervista a TeleReggio, che, come aveva annunciato, non è andato al proprio circolo a ritirare la tessera del Pd. A proposito delle primarie, ha detto Prodi, “mi auguro che in tanti vadano a votare, però io credo che sia un bene ormai, avendo fatto un passo indietro, che mi mantenga nella mia coerente posizione”.
Secondo quanto spiegano i giornali di oggi Prodi vedrebbe con attenzione soprattutto i due candidati “giovani” alla segreteria, cioè Matteo Renzi e Pippo Civati. Un messaggio arriva però da Gianni Cuperlo: “E’ una decisione che mi dispiace ma che rispetto. Sta a noi convincere, con le nostre azioni e il nostro comportamento, una personalità come Romano Prodi, a cui dobbiamo l’investimento sul progetto del Pd, che può tornare a credere e ad avere fiducia nel nostro partito”. Più energico l’appello dello stesso Civati: “E’ un fatto gravissimo – dice – Per quanto mi riguarda, il voto di Prodi vale più del mio stesso. Capisco che la vicenda dei 101 ha rappresentato una rottura insanabile, ma voglio dimostrare a Romano Prodi che la prima tessera del 2014 può essere la sua, perché su questo impegno di chiarezza, trasparenza e di rinnovamento totale del gruppo dirigente non demorderò. E, quindi, quando gli presenterò un partito in cui non ci saranno i 101 a guidarlo, in cui non ci siano i rapporti tra correnti come in passato e nel quale ci sia la voglia di cambiare tornando allo spirito dell’Ulivo, quello iniziale, ho la presunzione di sperare che Prodi cambi idea”.
La disillusione di Prodi è diventata quella delle persone a lui vicine. Suo figlio Giorgio partecipò, all’indomani dello psicodramma per la mancata elezione al Colle, a “ResetPd”, organizzato da chi voleva azzerare la dirigenza del partito. Sandro Gozi ha scelto Renzi, Sandra Zampa ancora non si sa. Con Repubblica la segretaria del circolo del Pd di Prodi a Bologna, vicino a via Gerusalemme, analizza con amarezza la questione dei tesseramenti sospetti: “Ero contraria fin dall’inizio a tenere aperto il tesseramento a votazioni in corso. Era chiaro che così sarebbe finita nel caos e se lo capisco io che sono una semplice segretaria di circolo vuol dire che a Roma sapevano benissimo come sarebbe andata”.