Raffaele Bonanni della Cisl ha recentemente dichiarato che sul “poker telematico” ci sono circa 50 miliardi di fatturato e che i gestori dei giochi online pagano lo 0,46% di tasse, aggiungendo che “alzando questa tassazione al 22% si potrebbero avere a disposizione più di dieci miliardi di euro in grado, quindi, di risolvere anche il problema dell’Imu. Mi devono spiegare perché queste lobbies fanno quello che vogliono.”
Vorrei dire al signor Bonanni che prima di lanciare queste crociate contro il poker online (chi usa ancora il termine telematico?) dovrebbe documentarsi meglio in quanto non c’è un solo dato vero nella sua dichiarazione.
Nel 2012 gli italiani hanno speso per giocare a poker online 349 milioni di euro, non 50 miliardi.
Sempre nel 2012 lo stato ha incassato 78 milioni di euro di tasse ricavate del poker online, che guarda caso è circa il 22% della spesa.
Forse Bonanni voleva riferirsi al mercato del gaming in generale e probabilmente non ha ben chiara la differenza tra i soldi giocati e quelli spesi, visto che più del 90% dei soldi giocati vengono restituiti indietro ai giocatori sotto forma di vincite. Va da sé che i concessionari paghino le tasse solo su ciò che effettivamente resta nelle loro casse, ovvero la spesa.
Vorrei anche far notare al signor Bonanni che il numero degli operatori è passato dai 274 del 2011 ai 143 del 2012 (quasi la metà) e che nello stesso periodo la spesa per il poker online è scesa del 7%.
I dati parziali del 2013 registrano un trend negativo ancora più evidente, segno che questo mercato è in forte crisi; aumentare la tassazione significherebbe tagliare definitivamente le gambe ad altre decine di operatori e bruciare migliaia di posti di lavoro.
Mi aspetterei una dichiarazione del genere da parte di un politico in cerca di voti sull’onda del sentimento anti-gioco ma un sindacalista non dovrebbe cercare di tutelare i lavoratori e difendere i loro posti di lavoro? Se serve un esperto in materia io sono disponibile.