“A Pozzuoli non c’è paura per il bradidismo (un lento movimento di sollevamento e abbassamento del suolo, ndr), se non durante le scosse di terremoto. La vera paura è sempre stata quella di essere truffati dalle istituzioni”. Sergio Mantile, sociologo, riassume così lo spaccato di vita che i napoletani affrontano quotidianamente con una città che poggia ai piedi del Vesuvio e le caldare dei campi flegrei in movimento. Dal fuoco di sotto, quello della lava che viaggia nelle viscere del cratere, a quello di sopra, della cosiddetta ‘Terra dei fuochi‘ il passo è breve. Ma in quest’area a spaventare di più sono le speculazioni edilizie e la diffidenza dei cittadini nei confronti di un’eventuale rischio vulcanico. “Dopo il primo bradisismo – spiega Mantile – crearono il Rione Toiano, dopo il secondo Monteruscello. Hanno prodotto talmente l’idea che era giusta l’occasione per fare speculazione edilizia, per arricchirsi, per una deregulation generale, che nessuno crede più che possa succedere qualcosa”. “Poi ci sono i medici che – sottolinea il sociologo – si appuntano sul fatto che non ci sia un nesso direttamente provato tra i veleni della terra dei fuochi e l’aumento esagerato dei tumori: questo atteggiamento contribuisce certamente a questa mentalità generale in cui è tutto opinabile”. Eppure, almeno da questo punto di vista, soprattutto negli ultimi tempi il livello di consapevolezza dei cittadini è sicuramente aumentato. Lo spiega Gianmaria Tammaro, uno dei promotori della mobilitazione #stopbiocidio-#fiumeinpiena. “Sono vent’anni che ci sono comitati, persone, cittadini singoli che hanno studiato e vissuto questo problema sulla loro pelle. C’è informazione su quello che succede”. “Certo – aggiunge – se la passione che i napoletani hanno per il calcio ci fosse anche nei confronti del proprio territorio saremmo la città più grande del mondo. Sono convinto, però, che le cose cambieranno. Il pallone non sarà l’unico sfogo di questa terra. Sarà la terra stessa” di Andrea Postiglione
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