Davanti al dramma dell'esaurimento dei fondi per gli ammortizzatori, il ministero fa i conti con il totale erogato per il 2013, ma la coperta è sempre più corta: per le Regioni mancano tra 800 milioni e 1 miliardo
Stiamo lavorando per voi, ma per i miracoli ci stiamo attrezzando. Questa, in sintesi, la risposta del ministero del Lavoro al dramma dei fondi per la cassa integrazione in deroga che sono arrivati al capolinea lasciando a piedi 350mila persone secondo un calcolo del segretario Uil, Guglielmo Loy, riportato dal quotidiano Repubblica che parla di un buco stimato in 330 milioni di euro per il solo 2013 su una spesa annua media di 3,3 miliardi.
“Con riferimento alla situazione degli ammortizzatori in deroga, il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ribadisce l’impegno del governo a fare tutto il possibile per ridurre al minimo il disagio dei lavoratori derivante dalle numerose crisi aziendali”, ha scritto in una nota in dicastero di Enrico Giovannini.
“Attraverso i decreti legge approvati a metà maggio e a fine agosto, sono state finora stanziate risorse per gli ammortizzatori in deroga per circa 2,5 miliardi: ai fondi inizialmente previsti per il 2013 sono stati aggiunti circa 1,5 miliardi, portando il livello delle risorse a quello erogato nel 2012. Inoltre, il governo si è impegnato a stanziare ulteriori 330 milioni per il 2013, mentre ha proposto di destinare nel 2014 agli ammortizzatori in deroga circa 1,7 miliardi di euro, cui si aggiungeranno le risorse derivanti dai fondi di solidarietà bilaterali già istituiti e da quelle connesse al fondo residuale previsto dalla legislazione vigente”.
Per ciò che concerne i “500 milioni previsti dal decreto legge n. 102/2013 – prosegue la nota – la settimana scorsa, cioè solo pochi giorni dopo la conversione del medesimo decreto (avvenuta a fine ottobre), sono stati firmati i decreti per la loro distribuzione, passo fondamentale per consentire la loro erogazione. Inoltre il ministero svolgerà un monitoraggio accurato per vigilare che i fondi vengano tempestivamente erogati agli aventi diritto”.
Meno ottimiste le Regioni. “La vicenda Cig in deroga è arrivata ad un punto di non ritorno: le Regioni sono estremamente preoccupate, con le risorse messe a disposizione dal governo in alcune Regioni per molte decine di migliaia di lavoratori non ci sarà copertura e questo rischia di determinare un contenzioso tra aziende e lavoratori: i lavoratori chiederanno alle aziende di rifondere i soldi non ricevuti. Ci saranno aziende che licenzieranno e altre che saranno costrette a fallire”. A parlare è stato Gianfranco Simoncini, coordinatore degli assessori al Lavoro presso la Conferenza delle Regioni e assessore al Lavoro in Toscana.
“Come Regioni – ha proseguito l’assessore – siamo disponibili a discutere di un nuovo assetto degli ammortizzatori sociali, per i quali, ricordo, forniamo una funzione di “service”, la competenza, infatti, è dello Stato che ci ha chiesto di autorizzare i pagamenti. Il compito di garantire le risorse, insomma, rimane dello Stato, non è delle Regioni. Se il governo vuol decidere una riduzione delle coperture, attueremo ciò che il governo decide. Ma non si può lasciare chi è stato messo in cassa integrazione privo di ogni copertura. E’ inammissibile”.
Simoncini ha poi ricordato che l’esecutivo è impegnato a presentare nuovi criteri su mobilità in deroga e cassa integrazione, “da tempo ci vengono illustrati i riferimenti di questi nuovi criteri, credo che presto ci verranno presentati. Un testo, però non lo abbiamo mai avuto, ci sono state illustrate delle linee guida, ma non il documento”. I decreti attributi alle Regioni per la Cig 2013 ammontano finora a 1,830 milioni a cui si aggiungono (solo per 4 Regioni in Obiettivo convergenza), 287 milioni. Per arrivare a fine 2013, secondo le Regioni, servirebbero tra gli 800 milioni e il miliardo. Finora il governo si è impegnato a stanziare ulteriori 330 milioni per il 2013; per il 2014 ha invece proposto uno stanziamento di circa 1,7 miliardi. La Cig in deroga riguarda le aziende manifatturiere sotto 15 dipendenti, le aziende del commercio sotto i 50 dipendenti e le aziende che hanno terminato gli ammortizzatori sociali ordinari.