Proviamo a togliere a nostra figlia cellulare, computer, iPad, iPod, anche solo per un giorno. Ci manda alla malora. E’ quello che invece ha fatto una ragazza di 24 anni, fresca di laurea in Lingua Cinese, ha mollato tutto, ed è entrata nel monastero Trappiste di Vitorchiano, ordine cistercense della Stretta Osservanza, provincia di Viterbo. Si è fatta monaca di clausura. Ha voltato le spalle al mondo.
Monaca di clausura. Al solo pronunciare la parola mi viene un brivido. Provo grande ammirazione per la ragazza ma se mia figlia facesse una scelta del genere, ne sarei contenta?
Un passo indietro.
Ore 12. Messa nella Basilica di San Marco a Venezia. Don Luciano Barbaro, cappellano corale e professore di filosofia di un liceo di Mestre, nella sua toccante omelia sul valore più profondo della preghiera accenna a una così radicale scelta di una sua ex allieva. Una ragazza aggraziata e gioiosa, come ce ne sono tante, che chattava su Fb, che era appena ritornata da Pechino, dopo un anno di perfezionamento della lingua, con mille progetti. Invece scrive una lettera a Don Luciano, ai familiari e agli amici. Una missiva di congedo dal mondo che lascia tutti basiti. Poche parole, in fondo non basta dilungarsi troppo per spiegare la sua determinazione a spogliarsi di tutto, sogni e ambizioni, per abbracciare la vita monastica di totale dedizione al silenzio, alla preghiera e alla contemplazione.
Rintraccio Don Luciano, una voce pacata al telefono mi spiega che la ragazza è entrata il primo novembre nel noviziato, qui ha incominciato il suo percorso di prova, il più duro da affrontare. Non gli chiedo il nome per rispetto al suo diritto di privacy. “Una bellissima testimonianza di fede in un momento come questo di crisi vocazionale. Una ‘chiamata’ che racchiude anche un mistero. Il mistero di una scelta così estrema. Per fare dono della propria vita a Cristo, bisogna aver ricevuto una grande gioia. Una fede che ti potenzia al massimo, non tutti ne sono capaci”. Don Luciano è una sacerdote illuminato che ogni cristiano vorrebbe avere come guida spirituale e difatti qualche sua allieva registra le sue prediche durante la messa. “Il percorso di fede non si esaurisce mai. E’ paragonabile, come diceva il drammaturgo Paul Claudel, alla costruzione di una cattedrale, ogni giorno bisogna aggiungere un mattoncino. La pietra più nascosta nel fondamento è altrettanto necessaria come quella di ornamento alla volta”.
L’ordine delle Trappiste vive isolato dal resto del mondo ma, visto che il Papa twitta, anche loro si fanno qualche concessione in materia. E il mondo non lo vedono più attraverso una grata, ma attraverso Internet. Hanno un web site e un indirizzo di posta e mail. Dal loro portale apprendo che la giornata di preghiera comincia alle tre e mezza del mattino e che la loro è una vita cenobitica, semplice e povera, interamente consacrata a Dio, nell’unione fraterna, nella solitudine e nel silenzio, nella preghiera continua, nel lavoro e in una gioiosa penitenza.
E mi vengono in mente le parole di un altro frate francescano: santo vuol dire separato. Diverso dagli altri. Ci sarà pure una ragione…
P.S. Proviamo a togliere ai nostri figli Iphone e computer per un giorno. Li sconnettiamo da Internet, ma li connettiamo con se stessi.