Dal derby Roma-Lazio del 2004, sospeso in anticipo per il diffondersi della voce falsa della morte di un bambino, agli ultras del Genoa che nel 2012 costrinsero i giocatori a togliersi le magliette. Fino ai mondiali spagnoli del 1982, quando lo sceicco del Kuwait scese in campo per protestare contro un gol assegnato alla Francia
Quando i tifosi interrompono la partita. L’episodio più celebre degli ultimi anni è sicuramente la partita tra Roma e Lazio passato alla storia come “il derby del bambino morto” quando una voce falsa, quella appunto della morte di un bambino investito fuori dallo stadio da una camionetta della polizia, creò il panico tra i tifosi e costrinse l’arbitro a fischiare anticipatamente la fine della partita. Era il 21 marzo del 2004, partita in notturna anticipata da qualche tafferuglio tra le due tifoserie fuori dallo stadio. All’intervallo, sul risultato di 0-0, si diffuse la notizia che durante gli scontri era morto un bambino: i tifosi cominciarono quindi a invocare la sospensione della partita e l’atmosfera all’Olimpico si scaldò fino a divenire incandescente. Mentre gli altoparlanti spiegavano come non fosse successo nulla, l’arbitro provò a far riprendere il gioco ma dopo tre minuti fu costretto a fermarlo di nuovo, e a sospendere definitivamente il match alla mezz’ora – con il via libera dell’allora presidente della Lega Galliani – dopo l’ingresso in campo dei tifosi giallorossi che imposero ai loro giocatori di non continuare.
Il ricordo, forse, era a dieci anni prima a Genova, quando prima della partita tra Genoa e Milan fu ucciso il tifoso genoano Vincenzo Spagnulo, ma la partita si giocò lo stesso con le forze dell’ordine e gli altoparlanti dello stadio che continuavano a negare l’accaduto. Sempre allo stadio Marassi nell’ottobre del 2010 fu sospesa la partita delle qualificazioni europee tra Italia e Serbia, dopo soli 6 minuti di gioco, per le minacce di invasione e di violenza da parte della tifoseria serba. Dopo gli scontri con la polizia dentro e fuori lo stadio, i tifosi serbi capeggiati dal famigerato Ivan Bogdanovic salirono in cima alle barriere divisorie tra la curva e il terreno di gioco e chiesero ai loro giocatori di smettere di giocare, minacciando di invadere il campo e di continuare con i disordini. Ancora allo stadio Marassi, nell’aprile del 2012, i tifosi rossoblù costrinsero l’arbitro a fermare la partita di Serie A tra Genoa e Siena con i padroni di casa che stavano perdendo per 0 a 4. Gli ultras del Genoa costrinsero anche i loro giocatori, escluso Sculli, a togliersi la maglia perché non ne erano degni.
Episodi del genere accadono con uguale frequenza anche all’estero, dall’Europa al Sudamerica. Giusto un anno fa in Belgio i tifosi del Charleroi in trasferta cominciarono ad accendere fuochi in curva e a tirare fumogeni in campo imponendo la sospensione della partita tra lo Standard Liegi e il Charleroi, con il Liegi che stava vincendo per 5 a 0. Mentre alla fine del campionato scorso, in Germania, la partita che doveva decidere la promozione in Bundesliga o la retrocessione in seconda serie tra Fortuna Dusseldorf e Herta Berlino è stata sospesa a pochi minuti dalla fine perché i tifosi del Dusseldorf, convinti che fosse finita, avevano invaso il campo per festeggiare la promozione. Solo dopo oltre un’ora, con i giocatori già negli spogliatoi, l’arbitro è riuscito a far riprendere la partita e a far disputare i minuti conclusivi. Ha invece il sapore nostalgico dell’amarcord l’invasione di campo dello sceicco del Kuwait durante la partita Francia-Kuwait del Mondiale di Spagna 1982, quando l’arbitro convalidò un gol ai francesi nonostante i giocatori kuwaitiani si fossero fermati avendo sentito un fischio proveniente dalle tribune. Dopo l’ingresso in campo dello sceicco, delle sue guardie del corpo e della polizia spagnola, in una situazione paradossale di fronteggiamento armato e mai accaduta né prima né dopo in un mondiale di calcio, l’arbitro annullò il gol e fece riprendere il match.