Il legale che ha difeso il Cavaliere in Cassazione smentisce le affermazioni di Dell'Utri sulla richiesta firmata e inviata al Quirinale dai figli: "Notizia destituita di ogni fondamento"
“Non mi risulta. Lo escludo”, Franco Coppi smentisce l’ipotesi che i figli di Silvio Berlusconi abbiano firmato una richiesta di grazia. Dall’avvocato che ha difeso il Cavaliere in Cassazione nel processo Mediaset insieme a Niccolò Ghedini arriva dunque un’altra smentita a quanto affermato dall’ex senatore Marcello Dell’Utri. Una notizia, che per il legale, “è destituita di ogni fondamento”. Posizione, la sua, analoga a quella già espressa da Ghedini e Quirinale. Del resto, lo stesso Dell’Utri, all’indomani delle sue dichiarazioni aveva fatto marcia indietro: “Non ne so un tubo”.
La questione, spiega Coppi in un’intervista al Messaggero, “oramai è passata d’attualità. E, dal mio punto di vista, è assolutamente certo. Abbiamo avviato un altro percorso, era stato lo stesso Cavaliere a volerlo. Quello dell’affidamento in prova ai servizi sociali. Né, credo, che i figli di Berlusconi abbiano preparato un’ istanza di questo tipo d’iniziativa propria, non credo affatto sia allo studio, anche perché ne sarei stato informato. Un documento del genere sarebbe passato dalle mie mani, o almeno da quelle di Ghedini o di Longo”.
Per l’affidamento in prova “i tempi, normalmente, sono lunghi – precisa il legale. – Da quanto ci dicono, qualche mese dovrebbe passare. Quindi siamo in attesa che l’udienza venga fissata. Poi a Berlusconi potrebbe anche essere concesso di scontare la pena con un colloquio quotidiano con gli assistenti sociali”. E alla domanda se Berlusconi abbia proposto qualche struttura a cui essere affidato, Coppi risponde: “Aspettiamo che sia lo stesso Tribunale a dare indicazioni. Non è detto che Berlusconi debba essere affidato a una struttura. Staremo a vedere”. E si dice certo che l’affidamento in prova verrà concesso: “Il codice non impone ai condannati di riconoscere la colpa e di cospargersi il capo di cenere per ottenere l’affidamento in prova. Avranno anche diritto di ritenere di avere subìto una sentenza ingiusta e di ottenere ugualmente l’affidamento in prova ai servizi sociali. Anche questo è un diritto”.