Ci sono giorni in cui i piccoli sembrano farlo apposta a combinare disastri nei momenti meno opportuni. Sporcarsi il vestito immacolato per il ricevimento 5 minuti prima di uscire di casa, rovesciare qualcosa sul divano nuovo della zia (rigorosamente bianco) poco prima che arrivino gli ospiti, perdere le chiavi della macchina quando le valigie sono già sul marciapiede.

Non ci vorrebbe molto a capire che un bambino di 3 anni difficilmente è mosso da intenti malevoli se, quando sbandieravamo l’affrancamento dal pannolino, decide di defecare sul tappeto persiano (pregiatissimo) dell’amica della nonna maniaca della pulizia. Nessun bambino rovescia dolosamente la bottiglia di rosso di Montepulciano sul vestito crema dell’amica più pignola che abbiamo. Però qualche volta sembra proprio che lo facciano apposta. I nostri sforzi vanno in fumo in un attimo e la frustrazione è inevitabile. Viene spontaneo qualche urlo liberatorio. Loro pero si mortificano, più di quanto non sia già per le conseguenze della loro goffaggine. Forse più di quanto sarebbe giusto. Sarebbe bello riservare le sfuriate solo ad una intenzione di nuocere o alla grave inosservanza delle direttive impartite, non all’inesperienza. Essere sgridati perché cadendo si è strappato il vestitino nuovo o imbrattata la giacchetta inamidata cosa insegna? Non è una colpa cadere, scontrare, rompere accidentalmente. E anche se l’oggetto è il prezioso vaso di cristallo o la statuina ming, la sceneggiata non giova molto per il futuro.

Ho visto bambini rassegnati alle sfuriate che seguono puntualmente ogni patacca sulla camicia e persino ogni zuccata o sbucciatura di ginocchia. Non è chiaro se lo facciamo per loro o per noi stessi. Il fatto è che non sempre riusciamo a sgridare per insegnare qualcosa piuttosto che per sfogarci. E’ umano. Ma è giusto?

Se riuscissimo qualche volta a vedere il lato comico della imperizia dei bambini o le combinazioni beffarde di coincidenze, non finiremmo di divertirci.

Se sapessimo riservare le sgridate a ciò che loro possono capire e controllare e lasciare al resto le risate, forse ne trarremmo tutti vantaggio. Il suono di una bella risata di famiglia protrae nel tempo la sua eco quanto quello di una sgridata.

Con effetti sicuramente più benefici.

il Fatto Quotidiano del Lunedì, 4 Novembre 2013

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