“Il nostro sistema fiscale è irresponsabile. Chiunque debba rimediare ad una falla, ad un buco nei conti pubblici carica i cittadini di una tassa in più senza che vi sia una coerenza con quanto fatto prima. E’ un sistema disastroso che sovraccarica le persone e appesantisce i consumi”. Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, ha così rinnovato la richiesta del sindacato per una riforma che agisca fortemente sull’Irpef. “E’ inutile che il governo si eserciti in altre direzioni, serve fare due cose precise: abbattere fortemente l’Irpef e tagliare i costi e l’inefficienza della spesa pubblica e della politica”, ha detto ancora, presentando lo studio Cisl sulle dichiarazioni dei redditi dei lavoratori arrivati ai Caf del sindacato.
Secondo l’analisi incentrata sul fenomeno del drenaggio fiscale (fiscal drag) il mancato adeguamento dell’imposta all’inflazione durante il periodo 2007-2012 ha determinato determinato un minor reddito disponibile per circa 1.040 euro, pari a un -5,83 per cento. La perdita è sopportata soprattutto dalle classi centrali (tra 10 e 55mila euro di reddito complessivo 2012). Tra 29 e 50mila euro la percentuale di reddito “perso” ha invece superato il 6 per cento, mentre restano poco o per nulla toccati dal fenomeno i contribuenti all’interno della no tax area, molti dei quali con un’imposta netta pari a zero nei due scenari, “così come rimangono solo marginalmente sfiorati dal fenomeno i redditi alti e medio alti (sopra i 55mila euro l’entità del fenomeno è relativamente contenuta; è minima per i redditi superiori a 150mila euro)”. Sul fronte della tipologia di occupazione, sono i lavoratori dipendenti quelli che hanno subito più di tutti il mancato adeguamento del meccanismo Irpef all’inflazione: per loro la perdita di reddito cumulata, a valori 2012, è stimata al 6 per cento.
Tutto questo nonostante il fatto che tra il 2011 e il 2012 il reddito complessivo dei contribuenti analizzati (2,7 milioni) sia salito dell’1,6%, visto che il contestuale aumento delle tasse, soprattutto delle addizionali comunali e regionali, aumentate in un anno del 6% (del 31,2% sul 2010) ha annullato quasi del tutto il beneficio. All’incremento dei redditi hanno fatto seguito non solo l’aumento dell’imposta lorda ma anche appunto le riduzioni dell’ammontare medio delle detrazioni per familiari a carico e quella per tipologia del reddito. Non solo. “Molto forte è l’incremento delle addizionali comunali e regionali. Il loro ammontare complessivo, nel 2012, è in media di 408 euro: in crescita di circa il 6% rispetto al 2011 e di oltre il 31,2% rispetto al 2010. Il contemporaneo aumento di Irpef e addizionali in proporzione maggiore rispetto ai redditi complessivi rende perciò quasi nullo l’incremento dei redditi disponibili 2012 rispetto agli anni precedenti: +1,22% sul 2011 e +1,51% sul 2012”, spiega ancora lo studio.
La Cisl sottolinea quindi che “l’esigenza di compensare in modo più che proporzionale gli aumenti dell’Iva attraverso una significativa riduzione dell’Irpef per non deprimere le già scarse propensioni al consumo che incidono negativamente sulla domanda interna e sulle prospettive della ripresa economica. L’adeguamento delle detrazioni per lavoro dipendente e pensioni – rileva il sindacato di Via Po – resta dunque fondamentale per consentire il recupero del reddito disponibile delle famiglie, soprattutto in uno scenario in cui la minore disponibilità di reddito riduce la capacità di spesa e, indirettamente, la fruibilità delle detrazioni concesse su alcune tipologie di spesa”.