Crollo dei contratti a progetto e delle partite Iva. In un anno sono stati persi 63 mila posti di lavoro. E’ quanto emerge dal rapporto sulla gestione separata dell’Inps, presentato oggi alla Camera dei deputati dal Pd in collaborazione con le associazioni ‘Alta partecipazione’ e ’20 maggio’. “Lavoro a perdere: meno reddito, meno occupati” è il titolo della ricerca che mostra una netta diminuzione dei lavoratori atipici sopratutto a partire dal 2011. “La crisi e la riforma Fornero hanno avuto sul para-subordinato degli effetti devastanti – afferma Cesare Damiano (Pd), presidente della Commissione lavoro della Camera – una diminuzione pesante che si riverbera sui giovani e sulle donne, le categorie più interessate a queste tipologie di contratti”. Meno atipici che si sono trasformati in disoccupati o lavoratori in nero. I democratici propongono di congelare nuovamente l’aumento delle aliquote contributive per le partite Iva, previsto nel 2014. Secondo la legge Fornero le partita Iva avrebbe dovuto versare gradualmente di più, passando dal 27% al 33% del proprio reddito nel 2019. “Le partite Iva in realtà sono più simili ai lavoratori autonomi, ma subiscono una tassazione altissima che li schiaccia e non hanno nessun ammortizzatore sociale”. Tra i dati salta all’occhio anche la retribuzione media di una partite iva: 15mila euro lordi. “Stiamo parlando del nuovo proletariato. Non sono come i liberi professionisti, non guadagnano così poco perché evadono, anzi spesso sono lavoratori legati ad enti pubblici” afferma il professore Patrizio Di Nicola dell’Università La Sapienza, a capo della ricerca  di Irene Buscemi

 

 

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