Cronaca

Milano, il giovane re del Gratosoglio tra coca, potere e ‘ndrangheta

Michele Grifa, classe 1987, è stato condannato a 16 anni per traffico internazionale di droga. Per anni, assieme al suo clan, ha comandato tra i cortili di cemento della periferia

Cocaina comprata, venduta, imbustata, trasportata. Un etto. E poi cinque, dieci, trenta chili. Circa 40mila euro all’ingrosso. Un fiume di denaro nello spaccio di strada. A Milano, naturalmente. Mercato d’Europa. Dal centro alla periferia. Tra via Boifava, via Santa Teresa, viale dei Missaglia e via della Chiesa Rossa dove il Naviglio si allunga verso Pavia. Al Gratosoglio, tra i cortiloni di cemento delle Vele. Palazzi bianchi. Edilizia popolare. In via Saponara il check point. Oltre per spacciare da sempre bisogna chiedere il permesse a Michele Grifa e alla sua batteria. Origini calabresi, classe ’87, Michele è un ras da quartiere con T Max d’ordinanza (o in alternativa una 500 nera) e tanti buoni contatti nel gotha dei fornitori di droga. In carcere ci finisce nel 2008. La polizia lo pizzica in un appartamento di Locate Triulzi con 30 chili di coca. Si legge nell’annotazione di servizio della squadra narcotici: “I 28 panetti di cocaina si presentavano avvolti in palloncini di gomma di vari colori e riportanti all’interno la scritta Rey. Venivano rinvenuti anche tre sacchettini contenenti modici quantitativi di cocaina in polvere, pronta allo smercio”. Due giorni fa Michele Grifa è stato condannato a 16 anni per traffico internazionale di droga e associazione a delinquere.

Di lui scrive la squadra Mobile riprendendo le parole del collaboratore di giustizia Francesco Petrelli. Ecco una breve annotazione tanto per capire il personaggio: “Il collaboratore forniva informazioni sul conto di un giovane di nome Michele, in seguito identificato per Michele Grifa, nato il 17 giugno 1987, a capo di un gruppo molto attivo in questo capoluogo nel campo degli stupefacenti, il quale si riforniva da tempo di cocaina proprio dall’organizzazione straniera di cui si tratta”. In sostanza il canale principale di Michele Grifa è un gruppo di slavi che bazzica la zona di Quarto Oggiaro, tra via Longarone e via Amoretti. I fornitori si chiamano Dicio e Mikizza.

Annotano gli investigatori: “Michele Grifa era emerso nel corso dei quotidiani servizi sul territorio svolti nella zona compresa tra via Chiesa Rossa, Boifava, Giovanola, Sant’Abbondio, dove Andrea Mainardi aveva ricevuto, in due distinte occasioni, 1 kg. di cocaina e dove venivano osservati in più occasioni i noti pregiudicati Paolo Salvaggio, Mario Salea e Giuseppe Santobuono”. Il rapporto con Salvaggio segna per Michele Grifa un salto di qualità nella sua carriera criminale. Salvaggio, infatti, è storicamente in buoni rapporti con i clan della ‘ndrangheta che stanno a Buccinasco. Comune dell’hinterland a sud di Milano dove peraltro vive anche il fratello di Michele, Costantino Grifa. Salvaggio è in contatto con i Barbaro-Papalia di Platì, ma anche con il clan Magrini di Settimo Milanese, pugliesi legati ai clan della malavita barese.