Il borsone della nazionale già pronto, la divisa azzurra stirata e il biglietto per Taiwan in tasca. Il traguardo di una vita, quell’appuntamento per cui si era allenata tutti i giorni, per 13 anni, ce l’ aveva a un passo. E l’ha visto svanire nel nulla per una parola che poco ha a che fare con lo sport: burocrazia. È la storia di Nadia Sbitri, atleta diciottenne di origine marocchina residente in Italia dall’età di un anno, che ha dovuto rinunciare alla convocazione per i mondiali di Taipei, a causa dei ritardi nella sua pratica per la cittadinanza italiana. Decine di lettere, appelli e una corsa contro il tempo non sono bastati per avere quei documenti che la ragazza aspetta da quattro anni. E così pochi giorni fa, la sua squadra di pattinaggio artistico sincronizzato, la Progresso Fontana di Castel Maggiore, è partita per i campionati del mondo senza di lei.
Nata a Kenitra, città poco distante da Casablanca, nell’agosto del 1995, Nadia Sbitri arriva a Castel Maggiore, in provincia di Bologna, quando ha appena 12 mesi. Dall’Emilia non si sposta più: a 5 anni indossa i suoi primi pattini a rotelle per poi dividere tutte le giornate tra la scuola di ragioneria e la pista sotto casa. Occhi scuri, capelli corvini e accento bolognese, Sbitri non dimentica da dove viene, ma quando si guarda allo specchio si sente italiana: “Non so nemmeno parlare arabo” ammette.
La sua odissea nel “sistema Italia“, organismo che si rivelerà lento e inefficiente, inizia nel 2009, quando invia la prima richiesta di cittadinanza a Roma. All’epoca è minorenne e quindi la sua pratica è legata a quelle dei genitori, coppia di marocchini nel nostro Paese da oltre 15 anni. La macchina si mette in moto, ma s’inceppa appena tutti i documenti arrivano negli uffici per essere esaminati. Nonostante la legge preveda un tempo d’attesa massimo di 2 anni, i mesi passano senza che arrivino risposte dal Viminale. All’inizio del 2013, dopo quattro anni e decine di moduli compilati, i genitori dell’atleta ancora non hanno notizie dell’esito della pratica per diventare italiani. Nel frattempo la figlia compie 18 anni. Un passaggio che azzera tutto quello fatto fino a quel momento. “Quando ad agosto sono diventata maggiorenne mi hanno detto che avrei dovuto riavviare le pratiche da capo, e aspettare almeno altri quattro anni” racconta Sbitri. “Ma io non ho così tanto tempo”.
La convocazione ai campionati del mondo di pattinaggio artistico, infatti, è carta straccia se manca quel foglio di carta, che la rende italiana davanti allo Stato. “La nostra squadra è stata selezionata per la competizione internazionale, ma io ho dovuto rinunciare. Al mio posto è andata una riserva. E ora le gare per le quali ho lavorato tutta la vita posso guardarle solo in televisione”.
Per lei si sono mossi, nelle ultime settimane, anche l’assessore allo Sport di Castel Maggiore, Giovanna Battistini, e il presidente della Federazione italiana hockey e pattinaggio, Sabatino Aracu. Entrambi hanno inviato un appello al Governo, chiedendo di accelerare i tempi, senza però ottenere risposta. “Dovrebbe essere il campo di gara e non la burocrazia a giudicare la legittima aspirazione sportiva di Nadia a rappresentare con onore il nostro Paese” ha scritto il presidente della Federazione sportiva, Aracu. Ora la vicenda potrebbe approdare in Parlamento, grazie alla segnalazione di un consigliere di quartiere del Movimento 5 stelle di Bologna, Davide Zannoni, che ha inviato tutti i documenti ai suoi colleghi di Roma.