Nel mirino dell'opposizione un bando di affidamento andato deserto per due volte, due dirigenti sospesi e un presidente nominato dalla giunta M5S e accusato senza rendere conto del Cda. L'amministrazione ha deciso di riunirsi per risolvere i problemi di gestione in una commissione a porte chiuse, tendendo la stampa fuori dal Comune
Un bando di affidamento andato deserto per due volte, due dirigenti sospesi e un presidente nominato dai Cinque stelle accusato di agire senza rendere conto al Cda. L’azienda di trasporto pubblico di Parma Tep finisce nella bufera: sindacati e opposizione in consiglio comunale chiedono chiarezza all’amministrazione di Federico Pizzarotti e alla Provincia, proprietarie della società ciascuna per il 50 per cento delle quote, perché la situazione rischia di precipitare e di compromettere i risultati dell’intera azienda. A preoccupare le sigle Filt Cigl, Fit Cisl, Uiltrasporti e Faisa Cisal è l’affidamento del servizio, in scadenza il 31 dicembre. Ma là dove si chiede trasparenza, la risposta è in una commissione a porte chiuse con la stampa tenuta fuori dal Comune.
Provincia e Comune hanno tentato di appaltare il trasporto pubblico del territorio unitamente alla vendita del 40 per cento delle quote societarie, ma i due bandi per il rinnovo finora sono andati deserti. “Siamo molto preoccupati dal silenzio con il quale la proprietà ha accompagnato l’esito della gara per l’affidamento del servizio di trasporto pubblico a Parma, per la seconda volta andata deserta” ha spiegato Paolo Chiacchio di Cgil. Una gara a doppio oggetto (vendita delle quote e appalto del servizio) la cui scelta, secondo i sindacati, non è stata analizzata e discussa in adeguata misura, visti anche gli scarsi risultati ottenuti. La soluzione per i rappresentanti sindacali sarebbe quella di un periodo transitorio di affidamento diretto per altri due anni, che consentirebbe di rivalutare il piano industriale di Tep “attraverso un’analisi approfondita, anche in relazione al disegno regionale di trasporto pubblico”. Dai due enti però non sono arrivate risposte sul futuro dell’azienda.
A gravare su Tep sono anche i problemi interni dovuti alla nuova direzione imposta dal presidente Mirko Rubini, nominato appena quattro mesi fa dal sindaco Pizzarotti. Il nuovo manager di Bologna ha sospeso due dei tre dirigenti dell’azienda, Mauro Piazza, direttore d’esercizio, e Paolo Vicari, responsabile economico, che lavorano da più di vent’anni in Tep. Una decisione che secondo i consiglieri di minoranza sarebbe avvenuta senza informare il Cda. Sul caso si sono susseguite le interrogazioni del Pd e di Parma Unita, e in Provincia anche il Pdl ha chiesto chiarimenti sulla vicenda. “Considerato che si tratta di due direttori che hanno ruoli essenziali nell’azienda, e considerato che la Tep è considerata fra le migliori a livello nazionale ed una delle poche con i conti in ordine – ha attaccato Roberto Ghiretti di Parma Unita – mi piacerebbe capire cosa abbia indotto il presidente ad una azione così drastica dopo soli pochi mesi di attività”.
Altra questione da chiarire sono le consulenze firmate dal nuovo presidente: secondo Ghiretti in questi primi quattro mesi di attività Rubini avrebbe affidato “direttamente consulenze per circa 40.000 euro a professionisti di sua fiducia provenienti da Bologna, sua città d’origine”. Un atteggiamento su cui anche il Pd, per voce di Massimo Iotti e Maurizio Vescovi, ha puntato il dito, chiedendo se “la giunta condivide l’operato del presidente Tep e se tale operato corrisponde agli indirizzi definiti dal consiglio comunale in termini di nomine e di trasparenza nelle società partecipate del Comune di Parma”. Tutti interrogativi che per un’azienda pubblica come Tep avrebbero dovuto trovare risposte trasparenti, ma che invece sono stati dibattuti in una commissione a porte chiuse, con la stampa lasciata fuori dal Comune. Il presidente Rubini è stato ascoltato e ha fornito la propria versione dei fatti sulla gestione dell’azienda, ma sui chiarimenti forniti durante la seduta è calata un’altra cortina di silenzio, molto simile a quella lamentata dai sindacati sul futuro di Tep.