Realizzare infrastrutture in Italia è difficile e raramente si percepisce il costo che la mancata realizzazione di un’opera comporta. Per esempio, il prezzo dell’energia elettrica di tutta Italia dipende anche da un nuovo collegamento elettrico fra Sicilia e Calabria.
di Giulio Avella e Antonio Sileo, 7.11.13, lavoce.info
La Sicilia e il prezzo dell’energia
Se si chiedesse agli italiani di indicare il principale deficit infrastrutturale che il paese dovrebbe colmare per migliorare la propria situazione economica, le risposte sarebbero tutte diverse e, molto probabilmente, tutte esatte. Tanti, ad esempio, darebbero giustamente priorità ai problemi legati alla qualità delle infrastrutture di telecomunicazione che alimentano il digital divide, mentre altri, e non a torto, si soffermerebbero sullo stato disastroso in cui, da anni, versa la Salerno-Reggio Calabria.
Tuttavia, c’è da scommetterci, a nessuno degli intervistati verrebbe spontaneo parlare della necessità di potenziare la capacità di interconnessione dell’elettrodotto che collega la Sicilia con il resto d’Italia. Questo perché difficilmente si conoscono, o si percepiscono, i benefici diretti che i lavori su quel tratto di rete potrebbero apportare a famiglie e imprese. Eppure, la completa integrazione della Sicilia nel sistema elettrico nazionale eliminerebbe uno dei principali vincoli al processo di riduzione (sostanziale) della bolletta elettrica.
La spiegazione risiede nel meccanismo di determinazione del prezzo dell’energia elettrica all’ingrosso che pesa, e come, sul prezzo finale dell’elettricità pagato dalle famiglie italiane.
I prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica si formano sulla borsa elettrica italiana che è costituita principalmente da un mercato a pronti nel quale la maggior parte dell’energia viene contrattata sul “mercato del giorno prima” (Mgp), dove avviene l’incontro tra la domanda e l’offerta di energia per il giorno successivo (quando gli scambi di energia tra le parti si realizzano fisicamente).
Non di rado, il meccanismo viene alterato da una serie di vincoli fisici di natura strutturale (strozzature) che caratterizzano la rete di trasmissione nazionale e che limitano la possibilità di trasportare energia da una zona all’altra del territorio italiano. Il collegamento tra la Sicilia e il resto d’Italia è il principale esempio di strozzatura della rete elettrica nazionale. (1)
Quando ciò accade, si possono allora verificare prezzi diversi in aree diverse, ovvero si determinano prezzi “zonali” differenti al fine di eguagliare, separatamente, domanda e offerta in ciascuna delle due zone. La media dei prezzi zonali determina il Prezzo unico nazionale (Pun), vale a dire il prezzo medio di acquisto giornaliero sulla borsa elettrica italiana, che costituisce più della metà di quanto paghiamo in bolletta. Quindi, un prezzo zonale alto in Sicilia viene in realtà pagato da tutti i consumatori.
Nel corso degli ultimi anni, il prezzo zonale in Sicilia è stato stabilmente più alto del prezzo delle zone dell’Italia continentale, a causa dell’obsoleto, meno efficiente e mediamente più costoso parco di generazione e ancor di più della scarsa capacità di interconnessione con il resto d’Italia. Proprio il deficit infrastrutturale ha reso la Sicilia una zona parzialmente isolata dal sistema elettrico nazionale, spingendo verso l’alto il Pun.
Il copione non sembra cambiare
È ormai dal 2007 che il prezzo dell’energia elettrica siciliana non dà segnali concreti di miglioramento, risultando sistematicamente più elevato rispetto a quelli delle altre zone: basti pensare che nel 2012, si è attestato in media sui 95,28 €/MWh raggiungendo, in alcune ore, un differenziale di 38 €/MWh rispetto al Pun. (2) Questo scenario, oramai critico, ha attirato non solo le attenzioni dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, ma anche dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato per potenziali fenomeni di sfruttamento del potere di mercato incentivati proprio dal permanere di condizioni strutturali critiche sull’isola. (3)
Da diversi anni, Terna ha promesso di potenziare la rete di trasmissione con l’entrata in operatività della nuova infrastruttura di interconnessione tra la Sicilia e la penisola, ossia il nuovo elettrodotto “Sorgente – Rizziconi”. I lavori di potenziamento della rete consentirebbero di intervenire in maniera strutturale sulla linea di trasporto dell’energia da e verso la Sicilia, risolvendo definitivamente il problema della scarsa concorrenzialità presente nell’isola e, con essa, la situazione “prezzi alle stelle” a beneficio di tutti i consumatori italiani.
Finora, però, nonostante impegni, accordi e protocolli, il collegamento non è stato realizzato e, secondo le ultime previsioni di Terna, dovremmo aspettare il 2015. (4) Mentre l’anno venturo va considerato come un anno di passaggio verso il completamento della rete, col rischio che nel frattempo i prezzi possano nuovamente salire vertiginosamente. (5)
Anche perché a gennaio 2014 è prevista l’uscita di scena dei due gruppi più inquinanti della centrale a olio di San Filippo del Mela, la più grande dell’Isola, benché recentissime notizie parlino di una possibile proroga. (6)
Grande parte del ritardo, peraltro, va proprio attribuita ai comuni della Valle del Mela, che, spalleggiati dalla Regione Sicilia, hanno continuato un (indescrivibile) ostruzionismo burocratico anche dopo l’autorizzazione definitiva del 2010. Anche perché alla motivazione ufficiale dell’eccessiva vicinanza del tracciato ai centri abitati, va aggiunto che la mancata utilizzazione della centrale di San Filippo del Mela, posta fuori mercato dall’elettrodotto, comporterebbe la sparizione di alcune decine di posti di lavoro. Non moltissimi, ma più che sufficienti per dare luogo a manifestazioni, battaglie politiche, delibere e ricorsi. (7)
Naturalmente, l’Antitrust continuerà a vigilare sulla formazione dei prezzi e se ce ne saranno gli estremi interverrà. Tuttavia, la stessa Autorità garante della concorrenza, nel bollettino del 29 aprile scorso, si rivolgeva direttamente alle istituzioni siciliane, ribadendo che ritardare l’opera grava sui costi dell’energia pagata dalle imprese e dalle famiglie di tutto il Paese. Sottolineando che nel perdurare di questa situazione sarebbe il caso di avviare una riflessione sul mantenimento o meno dell’attuale sistema di definizione del prezzo dell’energia elettrica all’ingrosso, che attraverso il Pun socializza sulla media nazionale i costi delle congestioni derivanti dalle situazioni di carenze delle infrastrutture di rete. Come, per l’appunto, avviene tra la Sicilia e il resto d’Italia.
(1) Con conseguenti costi di congestione.
(2) Sono le ore in cui a una riduzione della capacità di interconnessione con il continente si è accompagnata una condizione di scarsità d’offerta. Sono il 36 per cento del totale.
(3) Procedimento A423 (“Enel – Dinamiche formazioni prezzi mercato energia elettrica in Sicilia”) e I721 (“Tolling edipower”).
(4) A quasi tre anni dall’autorizzazione definitiva e a oltre dieci dall’inserimento dell’opera nel piano di sviluppo della rete di trasmissione nazionale.
(5) Dal 1° ottobre il cavo che collega la Sicilia con il resto d’Italia è entrato in manutenzione. Repentinamente il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica è balzato verso l’alto; la cosa, con altrettanta rapidità è stata denunciata dai grandi consumatori di energia.
(6) Staffetta Quotidiana del 14 ottobre 2013.
(7) Come ha acutamente osservato il 7 marzo, sulla Staffetta Quotidiana, Gionata Picchio all’indomani dell’approvazione da parte dell’assemblea regionale siciliana di una mozione di modifica del tracciato proposta dal Movimento 5 Stelle.