Dalle carte dell'indagine milanese emerge come l'imprenditore siciliano, la figlia Jonella, l'ex ad Erbetta e un quarto uomo andarono a chiedere a Berlusconi una raccomandazione per Giannini. Dall'indagine dei pm di Torino anche il tentativo di coinvolgere Gianni Letta
Tutte le inchieste portano ad Arcore. O almeno quelle che contano davvero. E così tra le carte delle indagini FonSai sull’asse Milano-Torino spunta Silvio Berlusconi. E dal Cavaliere che Salvatore Ligresti, sua figlia Jonella, l’ex direttore generale della compagnia Emanuele Erbetta e un quarto uomo vanno per perorare la causa di Giancarlo Giannini, ex presidente dell’Isvap (l’allora organo di vigilanza delle assicurazioni oggi Ivass) indagato per corruzione e calunnia a Milano e per concorso in falso in bilancio a Torino. Giannini, che per anni come si legge nell’avviso di conclusione delle indagini milanesi ha bloccato le ispezioni, non avrebbe più potuto ricoprire l’incarico e aspirava ad avere la presidenza dell’Antitrust. La contestazione, da atti, ha due luoghi Roma e Milano, e una data imprecisa nel corso e sino al novembre 2011. Quindi è deducibile che i quattro siano stati nella residenza brianzola del leader del Pdl prima del 14 novembre. Nei verbali dei protagonisti la missione dei quattro.
Ligresti (poi finito ai domiciliari l’estate scorsa) intercede presso il Cavaliere, come emerge dalle indagini della Procura di Milano, e anche presso a Gianni Letta, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio di Berlusconi, come è stato accertato dalle indagini torinesi. L’imprenditore siciliano si sarebbe rivolto al braccio destro del leader del Pdl affinché Giannini, ottenesse la ricompensa per aver protetto per anni la società assicurativa dagli occhi lunghi dei suoi ispettori che da tempo avevano compreso tutti i problemi della società. Questo ulteriore e forse precedente intervento di Ligresti emerge in una delle tante intercettazioni captate dalla Guardia di Finanza di Torino. “E’ che secondo me il vecchio – dice Fausto Marchionni, ex amministratore delegato FonSai in una conversazione del 7 dicembre 2012 – si lascia andare tutte le volte a discorsi tipo ma si ma lui lo sa che ho parlato a Letta è tutto a posto che lo rinnovano (riferito a Giannini, appunto). Io una volta gli ho detto ma Ingegnè ma è impossibile ha fatto i mandati, non possono rinnovarlo per legge! No no ma lo rinnovano lo stesso, vabbè allora fanno una legge apposta, dico, mah voglio dire, ma lui queste cose qui”.
A parlare in un’altra intercettazione che dà ulteriore riscontro alla processione ad Arcore è ancora Marchionni che parla con Alberto Alderisio (non indagato), collaboratore per anni di Salvatore Ligresti. E’ il 19 dicembre 2012 quando i due uomini commentano la deposizione proprio di Emanuele Erbetta, interrogato il giorno precedente a Milano. “Era furibondo perché dice che è stato trattato a calci nei denti. Questo (il pm Orsi, ndr) cerca le prove della corruzione della famiglia nei confronti di Giannini. Io non ho prove di questo tipo di corruzione, ma come no, è lei che ha voluto essere portato ad Arcore, ed è andato ad Arcore per perorare la causa di Giannini. Insomma, gli ha piantato una storia gigantesca su ‘sta roba”.
Tenere un presunto corrotto a capo della vigilanza delle assicurazioni poteva essere molto utile. Tra le carte sia milanesi che torinesi spuntano fuori 28 milioni di euro di buoni motivi. I soldi che Giannini si rifiutò di denunciare: consulenze “senza giustificazione” affidate a Salvatore Ligresti, presidente onorario che poi girava anche alla figlia Jonella. E quando un dirigente dell’organismo di vigilanza aveva fatto notare questo particolare Giannini aveva risposto secco: “Ha preso i soldi, e allora? Si tratta forse di un reato?”.
Il caso Isvap viene commentato anche in un’intercettazione del 12 gennaio scorso in cui Giulia Ligresti (intercettata dai pm torinesi) ipotizza uno scenario però di tutt’altro tipo in relazione al presunto salvataggio di FonSai da parte di Unipol e fortemente voluto da Mediobanca creditrice di entrambi i gruppi: “… se il commissario (Catarozzolo, ndr) fa saltare fuori che erano tutti mazzettati, Isvap, Consob, cioè erano tutti appagati da Mediobanca per fare questa operazione… ok?”.