Le due proposte di Pd e Pdl puntavano a esentare dall'Irpef i redditi inferiori a 12mila euro. Lo stop è arrivato dalla commissione Bilancio del Senato per mancanza di fondi disponibili. I partiti di maggioranza si dicono al lavoro per trovare nuove risorse
Inammissibili gli emendamenti alla Legge di stabilità per aumentare la “no tax area”. La presidenza della commissione Bilancio del Senato ha bocciato la proposta di esentare dall’Irpef i redditi inferiori a 12mila euro per difetto di copertura. I due emendamenti – uno proveniente dalle file del Pdl, l’altro da quelle del Pd – puntavano a modificare il cuneo fiscale ampliando la no tax area, che è ora sotto gli 8mila euro l’anno per i lavoratori dipendenti e sotto i 7.500 euro per i pensionati. La copertura, circa 1,8 miliardi di euro, doveva essere garantita da tagli di spesa delle amministrazioni pubbliche.
“Stiamo cercando ulteriori coperture per poter riformulare la proposta”, dice la senatrice Pdl Cinzia Bonfrisco, che ricorda come le nuove proposte debbano essere presentate comunque entro la giornata. “Ora dobbiamo vedere bene i conti che ha fatto il governo”, aggiunge Gian Carlo Sangalli del Pd, che ha presentato uno dei due emendamenti. Il parlamentare democratico nega l’esistenza di una contrapposizione con il governo, sottolineando come l’intervento sul cuneo fiscale e quello sulla no tax area siano “filosofie diverse ed entrambe valide”. Il punto, aggiunge, “è aumentare le risorse a disposizione”. Secondo i primi calcoli, infatti, oltre al miliardo e ottocento milioni di euro individuati dall’emendamento con tagli di spesa, servirebbero anche tutte le risorse previste per il cuneo. A sottolineare i “problemi enormi di copertura” ci pensa anche il collega di partito Giorgio Santini. L’alternativa, per il senatore, è lavorare sugli sgravi fiscali. “Come Pd stiamo lavorando sul restringimento della platea intorno ai 30mila euro”, ha affermato il relatore della Legge di stabilità. L’obiettivo, ha aggiunto, è fare in modo che “le detrazioni vadano a incidere sui redditi più bassi intorno ai 15-20mila euro”.
Contro gli emendamenti si era già schierato il viceministro dell’Economia, Stefano Fassina. “Dirotterei le poche risorse a disposizione su quella parte di lavoratori e famiglie più in difficoltà, mentre aumentare la no tax area vuol dire darle anche a chi ha un milione l’anno, che non mi sembra una priorità”, aveva affermato l’esponente democratico, dicendo di non essere sicuro che “questo sia il modo migliore per utilizzare le scarse disponibilità che abbiamo”.