Il magistrato aveva parlato della condanna a Berlusconi in un'intervista a Il Mattino. Il Plenum di Palazzo Marescialli ha ritenuto che non ci siano "provvedimenti di competenza da adottare". Ma non esclude che la condotta della toga "possa assumere rilievo disciplinare". I laici Pdl: "Intervenga la procura generale"
Archiviata la pratica sul trasferimento d’ufficio per incompatibilità del giudice Antonio Esposito. Il Csm ha deciso di non procedere nei confronti del presidente del collegio che in Cassazione ha condannato Silvio Berlusconi a quattro anni di reclusione per frode fiscale. Ma Palazzo Marescialli non esclude che il comportamento di Esposito “possa assumere rilievo disciplinare“. Sotto la lente del Consiglio superiore della magistratura, l’intervista che il giudice aveva rilasciato al giornale Il Mattino qualche giorno dopo la sentenza Mediaset e prima del deposito delle motivazioni.
Il Csm ha rinunciato alla procedura di trasferimento, “non essendovi provvedimenti di competenza da adottare e risultando già informati i titolari dell’azione disciplinare”, pur ritenendo “che il comportamento in esame può integrare profili di natura disciplinare, deontologica e professionale, eventualmente da affrontarsi nelle sedi competenti”. Dalla delibera è stata espunto il paragrafo in cui si riteneva che “una singola esternazione, come quella del dottor Esposito, pur particolarmente vistosa, inopportuna e intempestiva, non può di per sé integrare” i presupposti per il trasferimento per incompatibilità ambientale o funzionale. Rimane invece la considerazione secondo cui “non si può escludere che la condotta del dottor Esposito possa assumere rilievo disciplinare in considerazione del fatto che l’intervista è stata resa dal presidente della sezione dopo la lettura del dispositivo ma prima del deposito della motivazione”. Riprendendo le parole di Giorgio Napolitano, il Csm ha ricordato che i magistrati devono osservare nei loro comportamenti “misura e riservatezza“, “non cedere a fuorvianti esposizioni mediatiche”, “non indulgere in atteggiamenti protagonistici e personalistici”.
L’archiviazione della pratica era stata proposta dalla Prima commissione del Csm il 7 novembre scorso. Il Plenum di Palazzo Marescialli ha approvato la delibera con 17 voti favorevoli, due contrari e 5 astensioni. I due voti contrari sono stati quelli del membro laico Pdl Bartolomeo Romano e della Lega Ettore Albertoni. Astenuti i laici Pdl Nicolò Zanon, Filiberto Palumbo, Angelantonio Racanelli Alessandro Pepe (togati di Magistratura indipendente) e “per motivi di opportunità” il primo presidente della Corte di Cassazione Giorgio Santacroce. Hanno votato a favore, tra gli altri, il vicepresidente del Csm Michele Vietti e il laico del Pdl Annibale Marini. “L’aspetto positivo della delibera è che si dice che c’è un aspetto disciplinare”, ha commentato Nicolò Zanon, in quota centrodestra. “Ci auguriamo che la procura generale della Corte di Cassazione sciolga le riserve e faccia quello che deve fare”.