Tre incontri dell'azienda con i sindacati annullati e nessuna certezza per i lavoratori. La protesta degli operai contro i vertici dell'impresa si è trasformata in un corteo per le strade di Modena
Più di 200 lavoratori del Gruppo Corradini di Modena hanno manifestato contro i licenziamenti annunciati dalla proprietà, prima in presidio davanti all’azienda, poi con un corteo che è arrivato fino a piazza Grande per coinvolgere tutta la città. I dipendenti, inoltre, oggi sciopereranno per l’intera giornata. A proclamare lo stato di agitazione le organizzazioni sindacali regionali e territoriali Filcams/Cgil, Fisascat/Cisl e Uiltucs/Uil.
Alla drammatica situazione del gruppo, che rischia un drastico ridimensionamento, si unisce infatti l’incertezza per la sorte di circa 260 addetti dell’azienda, specializzata nella commercializzazione di termosanitari, con 21 sedi principalmente concentrate in Emilia Romagna. Nell’incontro tenutosi lo scorso 24 ottobre, a seguito della gravissima situazione aziendale, la Corradini aveva comunicato 150 possibili licenziamenti, insieme alla chiusura di diverse filiali (Bazzano, Faenza, Cattolica, Carpi, Sassuolo, Bologna Monterunici, Bologna San Lazzaro, Piacenza, Pesaro, Suzzara e Civitanova Marche). Attualmente – avvertono i sindacati – dal territorio arrivano segnali allarmanti: “Alcune filiali della Corradini sono già deserte mentre, in altre, i fornitori si recano di persona nei magazzini a riprendere la propria merce”.
Le organizzazioni sindacali avevano proposto all’azienda un confronto celere che tentasse di garantire tutti gli ammortizzatori sociali utili ai lavoratori delle filiali in chiusura, garantendo al contempo i livelli occupazionali delle filiali che restavano aperte. Il gruppo si era reso disponibile al confronto sindacale, pianificando un calendario di incontri per il 4, il 7 e il 12 novembre. Ma, a pochi giorni dalla prima delle tre riunioni, la Corradini Spa ha comunicato l’intenzione di cancellare le date del 4 e del 7 novembre, adducendo imprevisti contrattempi nella definizione del piano industriale. Quando, poi, ha annullato anche l’incontro del 12, i sindacati hanno deciso di proclamare lo sciopero.
“La situazione che si è venuta a creare è ormai insostenibile – accusano le sigle, unite in questa battaglia –. L’azienda sta lasciando i lavoratori senza risposte da troppo tempo, al punto che ormai sembra che non ci siano nemmeno più le garanzie sul mantenimento delle aperture delle filiali di Modena, Parma, Ferrara, Cento, Monghidoro, Bologna Arcoveggio, Bologna Via Larga, Reggio Emilia, Cesena e Rimini”. “Appare sempre più evidente – avvertono i sindacati – che l’incertezza riguarda la totalità delle 260 persone che lavorano in Corradini Spa, 90 delle quali sulla sola Provincia di Modena”. Infatti – denunciano – non c’è “alcuna chiarezza su quali siano le reali intenzioni dell’azienda per gestire la crisi e non è nemmeno possibile dare ai lavoratori garanzie rispetto alla copertura con gli ammortizzatori sociali”.
Nella mattinata del 13 novembre, intanto, si è tenuta un’assemblea dei lavoratori nei pressi della “Preda Ringadora”, vicino al Palazzo Comunale, in seguito alla quale una delegazione di lavoratori è stata ricevuta in Municipio dal vicesindaco Giuseppe Boschini (e assessore alle Politiche finanziarie) e dall’assessore alle Politiche Economiche Stefano Prampolini. “Dall’incontro – spiega Alessandro Fili della Filcams-Cgil – è emerso l’immediato interessamento dell’amministrazione comunale e la presa d’atto delle condizioni drammatiche nelle quali versano i 260 lavoratori coinvolti. Gli assessori hanno comunicato l’immediato coinvolgimento della Regione Emilia Romagna, garantendo l’impegno a tenere monitorata l’evoluzione della vicenda”.
Intanto le organizzazioni sindacali annunciano che, adesso, insisteranno nel proporre all’azienda un confronto “al fine di perseguire soluzioni che garantiscano tutti gli ammortizzatori sociali utili ai lavoratori delle filiali della Corradini Spa”. I lavoratori attendono dunque, con il fiato sospeso, che il Gruppo risponda alla seconda chiamata dei sindacati.