Sami Ben Abdelaali, ex console nell'Isola, si è materializzato all'inizio del 2013 come componente del gabinetto dell'Assessore Regionale alle Risorse Agricole Dario Cartabellotta. In una intervista del dittatore dice: "Ben Ali era certamente un uomo forte, che utilizzava anche la polizia per mettere ordine. Ma i metodi liberali, in quelle zone, non vanno bene”
Esponente della dittatura tunisina di Ben Alì, console in Sicilia in rappresentanza del regime, e oggi consigliere diplomatico di Rosario Crocetta, molto amico del Giampiero D’Alia, ministro della Pubblica amministrazione. È una strana parabola quella percorsa negli ultimi anni da Sami Ben Abdelaali, materializzatosi all’inizio del 2013 come componente del gabinetto dell’Assessore Regionale alle Risorse Agricole Dario Cartabellotta. “La rivoluzione siciliana targata Rosario Crocetta ha resuscitato nemici di un’altra rivoluzione: quella tunisina” scrive il blogger Rabih Bouallegue, che ha narrato in diretta le tappe della Primavera Araba.
Prima di calcare i corridoi della Regione Siciliana, impeccabile ed elegantissimo, sempre pronto a fare il baciamano alle signore, Sami Ben Abdelaali era infatti console della Tunisia in Sicilia, senatore e componente del comitato centrale del Raggruppamento costituzionale democratico, il partito del dittatore Ben Alì, defenestrato dalla Rivoluzione tunisina, e condannato a 90 anni di carcere per i crimini commessi dal suo governo. “Chi ha colpe pagherà” dice Abdelaali intervistato dal quotidiano online livesicilia.it, sottolineando però, che dal suo punto di vista “nel mondo arabo la democrazia non funziona. Ben Ali era certamente un uomo forte, che utilizzava anche la polizia per mettere ordine. Ma i metodi liberali, in quelle zone, non vanno bene”.
Convinto di aver imparato la disciplina alla corte di Ben Alì, oggi Adbelaali si è adeguato a lavorare e a muoversi in una democrazia, ideando per conto della Sicilia la presentazione del Padiglione Italia dell’Expo 2015 a Palermo. La sua prima vita, quella di esponente della dittatura di Ben Alì, si chiude nel giugno 2012, quando viene defenestrato a sua volta dai vertici del consolato tunisino a Palermo. “In realtà – spiega sempre nell’intervista ad Accursio Sabella – le motivazioni che hanno portato al mio allontanamento dal consolato non riguardano la politica, ma affondano in vicende personali, ma c’è una causa in corso, e la vincerò”. Eppure l’arrivo dell’ex esponente del governo di Ben Alì all’Assessorato regionale delle Risorse Agricole non è passato inosservato. Già nei mesi scorsi il settimanale l’Espresso gli aveva dedicato un articolo, mentre l’ultimo numero di Limes lo accredita addirittura come uomo vicino a Ben Aje, nome d’arte di Abdelhakim Belhjadi, fondatore del Gruppo islamista combattente libico. “Ha speso – si legge sul periodico – la metà dei suoi 47 anni a combattere ed è uno dei fondatori del Gicl, il Gruppo islamista combattente libico. In fuga dalla Libia, dal 1988 al 1992 la sua milizia ultra radicale si unisce ai mujahidin afghani guidati da Osama Bin Laden”. Secondo il periodico Limes, oggi Belhjadi gestirebbe i rapporti tra Libia e Sicilia, dopo essere stato accreditato dallo stesso Sami Ben Abdelaali. Che sulle origini del suo nuovo incarico nel gabinetto dell’assessore Cartabellotta, non ha dubbi. “Sfido chiunque – dice – a fare il mio lavoro meglio di come lo faccia io io sono alla Regione grazie a due persone, che conosco da tantissimo tempo: il presidente Rosario Crocetta e il ministro Gianpiero D’Alia”. Non certo amicizie di poco conto.