Quelli del M5S hanno un bel da raccontare che la rete rende il sistema democratico. La tv, pur in crisi, rimane il media scelto dall’anziano popolo italiano per informarsi. Internet è il futuro, ma chi non arriva alla fine del mese e chi non ha il lavoro necessita di risposte immediate. Se le tv decidessero di non informare sul lavoro del M5S in Parlamento, com’è accaduto alla consegna della proposta di legge sul reddito di cittadinanza, riportata solo dai giornali, la rete avrebbe raggiunto solo una minima parte dei cittadini.
Renzi invece, che è seguito da tutti i media, come lo era Grillo fino a qualche tempo fa, ha sparato a Servizio Pubblico di voler toccare le pensioni di reversibilità e la notizia ha sollevato uno sdegno generale perché ha fatto il giro di tutti i Tg. Grillo, che la tv la conosce bene, non a caso ha dato via libera ai suoi a rilasciare interviste. Con fatica qualcosa, sulla necessità di una riforma del sistema radiotelevisivo, comincia a muoversi: su Repubblica Benedetta Tobagi (consigliere di amministrazione della Rai non “inquinata” dalla politica) ha sollevato il problema Agcom, in generale quello delle Autorità, i cui membri sono nominati dai partiti con logiche clientelari e non per competenza e indipendenza. Questo fa sì che la richiesta dell’onorevole Brunetta di intervenire nei confronti di Rai 3 trovi una sollecita risposta, mentre la denuncia di Zaccaria e di Articolo21 nei confronti dello squilibrio dei tg di Mediaset rimane inascoltata. La Tobagi, giustamente, si pone la domanda: “Il pluralismo è un principio valido a corrente alternata?”.
Il Pd ha l’occasione, dovendo sostituire il consigliere Decina dimissionario, di cambiare tendenza nominando, ad esempio, l’ingegnere Sassano, grande esperto del settore, invece del candidato voluto dall’ex segretario Bersani: l’amico Lirosi, esperto di economia e consumi.
Il Fatto Quotidiano, 13 Novembre 2013