”Anche se il nuovo piano presentato ieri da Alitalia va nella buona direzione e riceve il pieno sostegno di Air France-Klm, le indispensabili misure di ristrutturazione finanziaria” non sono ancora presenti. E’ con questo netto giudizio che la compagnia transalpina ha ufficializzato che non parteciperà alla ricapitalizzazione di Alitalia da 300 milioni di euro. Una situazione che riaccende un faro sulle sorti della compagnia, visto che senza i francesi non è scontato che verrà raggiunta la soglia minima di 240 milioni necessaria per la validità dell’operazione.
“Air France – Klm non sottoscriverà l’aumento di capitale” , ha messo nero su bianco Parigi che tuttavia non ha intenzione di sgombrare il campo. La compagnia francese, si legge in una nota, “conferma il suo impegno a restare un partner leale e serio di Alitalia nella continuità della partnership industriale attualmente in vigore. Il gruppo continuerà ad appoggiarsi sugli eccellenti risultati di Alitalia per quanto riguarda la performance operativa, la qualità del servizio e il controllo dei costi”. Questa partnership, conclusa nel 2009 per una durata di 8 anni, “rappresenta numerose opportunità per le due aziende”.
A conferma della volontà di non mollare la presa su Roma, il gruppo francese ha intenzione di compensare subito la diluzione nell’azionariato di Alitalia conseguente alla mancata partecipazione all’aumento di capitalia. Anche qui la mossa è ufficiale. “Ad aumento di capitale completato, Air France-Klm si propone di convertire le sue obbligazioni convertibili, permettendo di migliorare i mezzi propri di Alitalia e di mantenere una forte relazione tra le compagnie aeree attraverso la partecipazione” nel capitale del gruppo italiano.
Il piano di Alitalia è “estremamente coraggioso vista la situazione molto difficile in cui si trova la compagnia”, ma manca di una componente finanziaria sulla “ristrutturazione del passivo di bilancio”, ha poi ribadito alla stampa l’amministratore delegato Alexandre de Juniac. “Gabriele Del Torchio e la sua equipe stanno facendo un lavoro straordinario” ha aggiunto, precisando che però la situazione “non ancora risolta” della propria ristrutturazione in corso e del proprio debito obbliga Air France-Klm ad essere “particolarmente esigente” sulle condizioni. “Non abbiamo richiesto tagli di posti di lavoro, non vogliamo trasformare Alitalia in una compagnia regionale, non vogliamo sopprimere l’hub di Fiumicino. Non vogliamo comprare una compagnia per distruggerla”, ha aggiunto in riferimento alle indiscrezioni delle scorse settimane.
Intanto è ripartito il pressing interno. Al punto che il presidente della Cassa Depositi e Prestiti, Franco Bassanini, è stato costretto a ricordare ancora una volta che la Cdp non può investire in Alitalia. “Lo Statuto dice che possiamo investire solo in imprese in condizioni di stabile equilibrio economico e finanziario”, ha detto. E a chi sostiene che basterebbe cambiarlo Bassanini ha spiegato che non può essere fatto perchè “le fondazioni bancarie (azioniste della Cdp dopo il Tesoro) sono contrarie, come hanno recentemente confermato” e quindi non si raggiungerebbe la maggioranza necessaria dei voti per modificare lo Statuto.
Inoltre, ha spiegato Bassanini, “abbiamo dei vincoli europei che non possono rimuovere ne il governo ne il Parlamento”. Per cui “se facessimo interventi di salvataggio di imprese in crisi incorreremmo in due ostacoli europei: innanzitutto potremmo finire sotto osservazione per la disciplina sugli aiuti di Stato; dall’altro canto il debito della Cassa potrebbe essere consolidato nel Debito Pubblico e sarebbe un boomerang”. E ancora: “Noi siamo classificati come un’istituzione finanziaria privata e ci comportiamo secondo i criteri di un investitore di mercato, che investe dove c’è una redditività e non butta i suoi denari”.
Al via, seppure a scoppio ritardato, anche le richieste di chiarimento sul ruolo di Poste Italiane. “Ora che Air France ha annunciato ufficialmente il suo no all’aumento di capitale di Alitalia, è urgente che il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni chiarisca al parlamento quale sia il ruolo di Poste nella compagnia e quali condizioni sono state poste per l’eventuale partecipazione”, ha per esempio dichiarato la deputata del Partito democratico, Lorenza Bonaccorsi, componente della commissione Trasporti della Camera.
“Il ministero del Tesoro – spiega Bonaccorsi – ancora non ha fatto chiarezza sulla lettera che avrebbe inviato a Poste Italiane, vincolando il possibile ingresso in Alitalia alla sottoscrizione dell’aumento di capitale anche da parte di Air France. Ora la compagnia francese ha ufficializzato che non parteciperà alla ricapitalizzazione. La prossima settimana l’assemblea dei soci di Poste è chiamata a esprimersi sull’operazione. E’ urgente, quindi, che il ministro Saccomanni chiarisca al Parlamento quali vincoli sono stati posti a Poste. Alitalia è un’azienda privata il cui salvataggio spetta ai soci, già beneficiari dell’operazione elettorale del 2008 che gli ha messo in mano un’azienda libera da debiti. Lo Stato deve intervenire con gli strumenti che gli sono propri, non sono accettabili ulteriori scorciatoie a carico dei contribuenti”.
Nessun problema, infine, secondo il creditore-azionista Intesa Sanpaolo. “Se si ritira Air France si aprirebbe una gara che può essere interessante, perché ci sono sicuramente delle compagnie europee e non che possono essere molto interessate”, ha detto il presidente della banca Giovanni Bazoli, secondo cui “siamo alla vigilia di un chiarimento al riguardo, essendo pacifico che Alitalia deve comunque sposarsi”.