“Quando doveva pagare il gelato e il lettino in spiaggia, l’ex presidente Wulff pagava in contanti?”. Sarà questa una delle domande a cui dovranno rispondere i testimoni citati nel processo iniziato oggi ad Hannover contro l’ex presidente della Repubblica tedesco Christian Wulff accusato di aver accettato una serie di favori da un imprenditore a lui vicino quantificabili complessivamente in “753 euro e 90 centesimi”. Poco, senza dubbio, soprattutto se visto con gli occhi stranieri di chi è abituato a ben altro, ma è comunque la prima volta che un ex presidente si deve difendere in tribunale.
L’accusa specifica è di essersi fatto offrire una gita per due comprensiva di hotel, tata per il figlio e celebrazioni sotto il tendone durante l’Oktoberfest del 2008 dal produttore cinematografico David Groenewald. All’epoca Wulff era governatore della Bassa Sassonia e due mesi dopo scrisse una lettera alla Siemens chiedendo di aiutare sostenere economicamente il film John Rabe. La Siemens era citata più volte nel film visto che si trattava della storia vera di un suo dipendente in Cina negli anni Trenta, l’eponimo John Rabe che ideò l’area di protezione di Nanchino durante i massacri giapponesi ai danni dei cinesi del 1937-38, ma il fatto che la pellicola fosse un progetto proprio di Groenewald non è passato inosservato.
Ora sia l’ex presidente che il produttore cinematografico rischiano tre anni di prigione. Avrebbero potuto patteggiare una pena pecuniaria, ma hanno preferito il tribunale per cercare la piena assoluzione e, nel caso di Wulff mettere anche a tacere le polemiche per la pensione di 199mila euro l’anno che gli spetta per tutto il resto della sua vita. Anche se fosse scagionato la sua reputazione però ormai è seriamente compressa. Nonostante in questo caso infatti l’accusa da cui si dovrà difendersi sia limitata al soggiorno di Monaco, in questi ultimi due anni magistratura e stampa hanno indagato a lungo sulla sua rete di ambigue relazioni con vari industriali.
La sua carriera politica ha iniziato il proprio tracollo nel dicembre del 2011 quando fu scoperto che aveva ricevuto un prestito dalla moglie di un imprenditore suo amico, Egon Geerkens, nonostante avesse sempre negato pubblicamente di avere mai avuto con lui rapporti di natura economica e lavorativa. Per evitare che la storia fosse pubblicata sulla Bild (artefice lo scoop), in precedenza Wulff aveva anche goffamente lasciato anche un minaccioso messaggio sulla segreteria del direttore del giornale che, di risposta, rese pubblico il tutto, compreso il fatto di avere ricevuto la telefonata. Per indagare meglio su quella storia e su altre ancora (una manciata di sconti su biglietti aerei, noleggi auto e vacanze) la procura di Hannover chiese al Parlamento la revoca dell’immunità del presidente. Per impedire l’imbarazzo istituzionale, su pressione, pare anche di Angela Merkel, Wulff rassegnò quindi le dimissioni. Peraltro fu il secondo caso consecutivo: prima di lui infatti era stata la volta di Horst Köhler colpevole di aver candidamente confermato che la presenza di milizie tedesche in Afghanistan fosse motivata anche da interessi commerciali.
In questi due anni di allontanamento dalla vita politica Wulff è rimasto comunque al centro delle cronache a causa della separazione da sua moglie Bettina, bella e giovane first lady (all’epoca dell’insediamento del marito aveva 36 anni), in precedenza più volte presa ad esempio di donna elegante e glamorous. I due si reincontreranno comunque presto in tribunale, lui come imputato, lei come testimone. Ad usufruire di quella camera a Monaco, durante quei tre giorni di festa e birra, c’era infatti anche lei.