Fateci caso: non di rado in politica gli automatismi verbali sono la migliore spia di quanto non si intenderebbe dire. Il 2 ottobre ad Agorà, Rai 3, la sottosegretaria (in procinto di essere rottamata) Michaela Biancofiore continua a lamentare “scelte fatte con travaglio…”. Le faccio osservare che si sta esagerando con le “larghe intese”, se si pretende di coinvolgere perfino… Marco Travaglio. Qualche ora dopo il suo supremo dominus Silvio Berlusconi introduce la pagliacciata del voto a favore del governo che intendeva sfiduciare precisando che lo fa “con travaglio”.
L’espressione è troppo gustosa perché non salti agli occhi. Certo, consente facili giochi di parole. Ma non solo: il suo ricorrere sistematicamente, dimostra che dietro “gli speaker a disco rotto” ci sono laboratori incaricati di predisporre quei tormentoni comunicativi che – poi – saranno ripresi pedissequamente e nelle varie sedi da chiunque appartenga alla schiera berlusconiana.
I consulenti di organizzazione la chiamano “omogeneizzazione dei messaggi aziendali”, per cui si deve applicare a tutti i livelli dell’organigramma lo stesso format e un unico portfolio contenutistico: dal centralinista all’amministratore delegato. Nel passaggio paro paro dall’impresa alla politica, tale impostazione si trasforma immediatamente nell’apoteosi del pappagallesco. Quindi non è un caso se il Berlusconi, che pensa organizzazione secondo le regolette semplificatorie della cultura consulenziale, si è circondato di una folla composta da servili portaborse: una scelta funzionale a questa impostazione, modello “cervello all’ammasso”.
Difatti – si tratti di Raffaele Fitto, Daniela Santanché, rapaci da voliera- la prima impressione che induce una qualsivoglia loro presa di posizione è quella della prevedibilità, la percezione del precotto; cui neppure l’insaporitura terroristica riesce a coprirne il gusto stantio: “plotone di esecuzione contro Berlusconi”. Bum. “Assassinio politico”. Bum. E così via.
Oggi la parola magica è “riconoscenza”: Alfano, Giovanardi, Cicchitto e perfino Formigoni non sarebbero riconoscenti perché non obbediscono a bacchetta, facendo cadere il governo secondo i capricci del capo supremo. Tradotto: se uno osa dissentire in base al proprio convincimento, diventa automaticamente un essere spregevole; tra il Giuda e “quello che sputa nel piatto in cui aveva mangiato” (Berlusconi lo fece dire dal protofalco Emilio Fede di Indro Montanelli, quando questi se ne andò sbattendo la porta).
Impostazione molto aziendalistica/padronale, ma che rivela una regressione della cultura politica a livello primordiale. Qualcosa che assomiglia molto di più all’ordine feudale (con i valvassini che si prostrano nell’omaggio vassallatico al proprio signore) che non a una società evoluta del Terzo Millennio. E anche in questo caso si capisce perché le armate berlusconiane siano composte da improvvisati/e e da riciclati/e; gente che sta ben attenta a non sgarrare per non perdere la posizione privilegiata che è stata loro graziosamente concessa.
Di conseguenza, quando i discorsi servili dei “lealisti berlusconiani” ci fanno bollire il sangue, possiamo rasserenarci ricordando che i meschini stanno sciorinando un imparaticcio; che lo fanno con apparente dedizione solo per non incorrere nelle reprimenda del loro autocratico datore di lavoro. E a quel punto l’indignazione si trasforma in umana pietà. Magari pietà anche per noi stessi, governati da una classe dirigente composta da “signori e signore signorsì”. Gente con il cartellino del prezzo attaccato al bavero. Anche se altri cartellini e altri baveri fanno capolino dalle parole spia che affollano i canali mediatici di questa nostra politica: i “diversamente berlusconiani governativi”, che gabellano per senso di responsabilità la fifa boia di nuove elezioni senza avere a disposizione una qualsivoglia lista in cui farsi rieleggere; i teorici del rispetto delle regole nelle primarie Pd, mentre si scoperchiano i verminai dei tesseramenti fasulli; le acrobazie verbali dei parlamentari grillini ,che non vorrebbero si vedesse troppo come i loro sforzi per fare proposte politiche serie configgano con il controllo ferreo dei due marchettari politici controllori di marchio e ditta 5S (tra l’altro formidabili inventori di “termini-feticcio”: PD meno/più L, supercazzola, etc.).