Dopo Renzi e Civati si alzano voci critiche anche dal Popolo delle libertà nei confronti dell'ex prefetto. Intanto dai tabulati telefonici spuntano nuovi elementi sui contatti tra le due famiglie avvenuti nei giorni delicati della scarcerazione di Giulia Maria, viene smentita la versione del ministro: fu lei a chiamare
Non ci sono solo Matteo Renzi e Pippo Civati del Partito democratico a chiedere le dimissioni del ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri. Anche il candidato alla segreteria Gianni Cuperlo ha chiesto che il Guardasigilli “alla luce di quello che sta accadendo, sia utile che il ministro stesso, con il presidente del Consiglio, verifichi se ci sono ancora le condizioni per andare avanti con serenità nel suo ruolo di guardasigilli”. Non solo, dopo la difesa totale di falchi e colombe, anche dal Popolo delle libertà si leva qualche voce che consiglia il passo indietro, o almeno di lato, all’ex prefetto. “Conosco la Cancellieri da tanti anni: è una persona seria, integerrima e molto rigorosa. Credo che non sia disponibile a sopportare un’aggressione così, perciò penso che farà bene a fare un passo a lato entro oggi, chiarendo definitivamente la sua posizione e annunciando il suo ritiro dal Governo”. A dichiararlo il senatore del Pdl Francesco Giro, ospite questa mattina negli studi di Radio Città Futura.
Intanto emergono nuovi elementi e nuovi spunti dai tabulati telefonici che fotografano i rapporti tra i Ligresti e la famiglia Cancellieri nei giorni della scarcerazione di Giulia Maria. Le telefonate del ministro alla famiglia siciliana sono tre, ma per tempi e frequenza, sono particolarmente interessanti anche quelle che il marito del ministro della Giustizia, Sebastiano Peluso, fa ad Antonino Ligresti, zio di Giulia.
Il quotidiano la Repubblica dice che per ben sei volte il marito della Cancellieri chiama il fratello di don Salvatore. La maggior parte dei contatti dura tre – quattro minuti e avvengono tutti tra la fine di luglio e la prima settimana di agosto. Giorni delicati: dalla fine di luglio Giulia Ligresti si trova in carcere a Vercelli, la prima richiesta di scarcerazione viene respinta dal gip, Silvia Salvatori il 6 agosto. Il 13 agosto, a favore di Giulia si muovono direttamente gli assistenti sociali del carcere. Via fax, procedura inusuale, medici e psicologi comunicano che sta male e non regge psicologicamente l’adattamento al carcere. Il documento arriva alla Procura di Torino, e i magistrati, vista l’urgenza della comunicazione, dispongono un perizia medico legale sullo stato di salute della Ligresti. Il 28 agosto, dopo una serie di passaggi tecnici, viene scarcerata. Secondo la versione del Guardasigilli, lei viene informata solo il 19 agosto della fragile condizione di salute di Giulia dallo zio Antonino. Dunque, dopo che la comunicazione di medici e psicologi è già arrivata sul tavolo della Procura di Torino. Restano però quei tabulati telefonici dove sono rimaste impresse le telefonate tra Peluso e il fratello di don Salvatore. E’ vero, non siamo a conoscenza di cosa si siano detti, ma dalla frequenza e dai tempi è possibile ipotizzare che i due abbiano parlato proprio di Giulia. Se fosse così è difficile pensare che poi Sebastiano Peluso non abbia riferito nulla alla moglie ministro, oppure c’è da ipotizzare che i due non si siano parlati per una quindicina di giorni.
Ma da quei tabulati emerge un’altra verità. O meglio, ne cade un’altra: quella del ministro. Che ha sempre sostenuto, anche il 22 agosto davanti ai pm di Torino che le chiedevano conto dei suoi rapporti con i Ligresti, di aver ricevuto da Antonino la chiamata del 19 agosto. I tabulati, depositati e a disposizione delle parti, raccontano una versione diversa. Sono le 13.33.20 del 19 agosto, dal cellulare del ministro, che inizia per 366, parte la chiamata verso Antonino Ligresti che si trova in una località della Val d’Aosta. La telefonata scatta perché il giorno precedente, per due volte, Antonino l’ha chiamata e nella seconda, lascia anche un messaggio vocale.