Intanto il Partito democratico si spacca sulla richiesta di un passo indietro del Guardasigilli. A chiederlo: Renzi, Civati, Cuperlo e Pittella. Ma i governativi rispondono: "Non si può votare mozione dell'opposizione, non c'è stata interferenza su scarcerazione". E Letta blinda il ministro
Le telefonate con Antonino Ligresti? Anche per pareri medici per un intervento chirurgico. “Mai mentito né al Parlamento né ai pm”. Questo il contenuto di una lettera che il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri ha scritto per difendersi dalle accuse che le vengono rivolte alla luce dei nuovi elementi sulle telefonate tra lei e la famiglia Ligresti. Nella lettera, però, mancano riferimenti a possibili dimissioni, neppure indirettamente, alludendo per esempio alla possibilità di farsi da parte nel caso in cui la sua permanenza nel governo fosse di intralcio. Compiendo una retromarcia rispetto a quanto aveva dichiarato nei giorni scorsi a caso appena scoppiato.
Il ministro si sofferma poi sulla figura di Antonino Ligresti: “E’ nostro amico, lo ribadisco. E’ un medico; mi sono rivolta spesso a lui per consigli su problemi di salute miei e dei mie familiari. L’abbiamo fatto anche in quel periodo – all’epoca dei fatti ero reduce da un recente intervento chirurgico – ed anche in seguito per i problemi di salute che sono tuttora visibili e noti”. Mentre, rispetto ai rapporti suoi e di suo marito con Antonino Ligresti, scrive: “mio marito ha avuto contatti telefonici con lui. Questa sarebbe questione che mette in discussione il mio operato” e aggiunge: “Nessuna interferenza vi è stata rispetto alla vicenda processuale dei Ligresti da parte mia, credo di averlo spiegato in modo chiaro e ripetuto. Ora si ipotizza che l’avrebbe fatto mio marito soltanto perché si trova in tabulato la traccia di alcune conversazioni”.
Respinge le accuse di aver riferito versioni parziali davanti al Parlamento e ai pm di Torino che il 22 agosto la interrogarono. “Mi si accusa, in sostanza, di essere venuta meno ai miei doveri di ufficio e di aver addirittura tenuto un comportamento infedele nei confronti delle Camere“. “Viene, invece, messa in discussione la mia integrità morale, il mio onore e la mia fedeltà alle Istituzioni”. Dice di non aver mai celato la sua amicizia con i costruttori: “L’ho riferito al Pubblico Ministero che mi ha sentito e l’ho detto in Parlamento lo scorso 5 Novembre. Un rapporto di amicizia è tale perché implica una frequentazione fatta anche di conversazioni e di contatti telefonici”. Non ha tenuto nascosto nemmeno il contenuto delle conversazioni con Antonino Ligresti “che hanno avuto come oggetto lo stato di salute di Giulia Ligresti. Una è del 19 agosto, l’altra di due giorni dopo, del 21 agosto. La prima telefonata è stata fatta da me ma solo a seguito di diversi tentativi fatti da Antonino Ligresti di raggiungermi al telefono”. La seconda “è in risposta ad un ulteriore contatto proveniente da Ligresti”. Contatti – sostiene il ministro – riferiti puntualmente alla Procura “perché questi erano quelli che avevano ad oggetto i fatti sui quali sono stata sentita”. Per la Cancellieri tutti dubbi vengono dissipati dal verbale della Procura. “Al contrario – precisa il ministro della Giustizia – sono stata io a riferire il contenuto dei dialoghi con Antonino Ligresti e a spiegarne il senso. Su cosa avrei mentito appare incomprensibile”. “Mi rifiuto di vedere il mio onore appannato”, così si conclude il testo.
La lettera è una risposta dopo i nuovi particolari riportati dal quotidiano la Repubblica che parla di tre telefonate tra il Guardasigilli e i familiari di Giulia, la figlia di don Salvatore scarcerata il 28 agosto per motivi di salute, smentendo così la versione data dalla Cancellieri anche nell’interrogatorio con i pm di Torino che le chiedevano la natura dei suoi rapporti con i costruttori. Ma alle telefonate del ministro, si aggiungono quelle del marito, Sebastiano Peluso allo zio di Giulia Maria, Antonino Ligresti, proprio nei giorni precedenti all’uscita dal carcere della nipote.
La spaccatura nel Pd. Questi nuovi elementi hanno portato anche esponenti del Partito democratico a chiedere le dimissioni del ministro di via Arenula, contribuendo ad incrementare le divisioni tra i democratici all’interno del governo e quelli all’esterno. Sono soprattutto i parlamentari di area renziana a volere il passo indietro del Guardasigilli, dopo che il sindaco di Firenze lo aveva caldamente consigliato una settimana fa. A Renzi si sono allineati anche gli altri candidati alla segreteria del Pd, Pippo Civati e Gianni Cuperlo. Ma la posizione degli sfidanti alla segreteria viene stoppata dai governativi del Pd. “Noi siamo al governo, non possiamo arrivare a votare una mozione di sfiducia delle opposizioni, anche perché questo implicherebbe l’interferenza del ministro per la scarcerazione della Ligresti che noi non vediamo”. Dice Danilo Leva, responsabile giustizia del partito che aggiunge: “Il Pd farà il punto nella riunione del gruppo che presumibilmente sarà convocata alla vigilia del voto”. Poi Leva sottolinea che “le dimissioni non si chiedono ma si danno, è un gesto che appartiene alla sensibilità istituzionale di tutti noi”. Anche se riconosce “l’inopportunità della telefonata della Cancellieri”.
Totale fiducia invece al ministro da parte di Enrico Letta. Questa mattina i due hanno avuto un colloquio chiarificatore, spiegano fonti di governo, al termine del quale per il primo ministro non cambia nulla sulla sorte del Guardasigilli e valgono le parole e gli attestati di fiducia espressi dal presidente del Consiglio durante l’intervento del ministro in aula.