Renato Farina, nonostante fosse stato cancellato dall’Albo dei giornalisti, ha continuato a “collaborare ai due quotidiani svolgendo, di fatto, la professione giornalistica”. Il Tribunale di Milano ha respinto il ricorso dell’ex cronista e ha dato ragione all’Ordine dei giornalisti della Lombardia, chiamato in causa per una presunta “condotta illecita volta a comprimere la libertà di pensiero del dottor Farina”. Lo rende noto lo stesso Odg lombardo il quale spiega che “al centro della controversia ben 271 articoli scritti da Renato Farina per i quotidiani Libero e Il Giornale nonostante lo stesso Farina non risultasse più iscritto all’Albo dei giornalisti”.
Il giudice Mariano Del Prete ha anche ritenuto “assolutamente inconsistente la difesa di Renato Farina che invece, nell’intervento da parte dell’Ordine, riteneva di individuare una condotta volta a comprimere la libertà di pensiero”. “Da questa decisione – ha commentato Gabriele Dossena, presidente dell’Odg Lombardia – esce ulteriormente rafforzata e legittimata la funzione di controllo esercitata dagli Ordini professionali, un’attività da sempre basata sul rispetto della deontologia e sulla oggettività dei fatti, a tutela anche dei lettori”.
L’Ordine, nel dicembre scorso, aveva respinto una nuova domanda presentata due mesi prima, dallo stesso Farina, che chiedeva la sua re-iscrizione all’Albo. La vicenda – si ricorda in una nota – era iniziata il 28 settembre 2006, quando l’Ordine della Lombardia aveva inflitto la sanzione della sospensione per 12 mesi a Renato Farina, all’epoca vicedirettore di Libero, a causa dei suoi rapporti con il Sismi (risultava che aveva il nome in codice di Fonte Betulla). Il Procuratore generale aveva impugnato la decisione e ne aveva chiesto la radiazione. “Lo stesso Farina – conclude la nota – si era poi cancellato dall’Albo proprio alla vigilia di una sanzione disciplinare da parte del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, sottraendosi così al giudizio dei colleghi”. A febbraio la Cassazione ha inoltre deciso che Farina e l’ex direttore del Giornale Mario Cervi avrebbero dovuto risarcire con 130mila euro il pm di Milano Ilda Boccassini per quattro articoli che contenevano “circostanze false e gravemente denigratorie”.