Caro Salvatore “Tore” Usala, domani saranno passati esattamente tre anni da quel 16 novembre 2010, quando siete scesi in piazza la prima volta. Una protesta indegna di un paese civile la vostra, la sua: lei è malato di Sclerosi Laterale Amiotrofica da nove anni, è paralizzato, e può respirare solo grazie a una macchina che le soffia aria nei polmoni; eppure è costretto a manifestare per chiedere ciò che, ripeto in un paese civile, dovrebbe essere un diritto. Perché è di questo che stiamo parlando: dell’idea che, in una comunità, le persone gravemente malate abbiano diritto a essere sostenute. A non essere abbandonate.
Il Fondo per la non autosufficienza fu completamente azzerato dal governo Berlusconi dal 2011 (sì, proprio mentre si diceva che “La crisi non si sente e i ristoranti sono pieni”), e solo con le vostre lotte drammatiche, con le vostre grida silenziose, siete riusciti per quest’anno a ottenere 275 milioni di euro. Ma oggi, dopo tre anni, siete di nuovo costretti a “rischiare la vita per non morire”, come dice lei. La legge di Stabilità del governo Letta, infatti, ha tagliato ulteriormente il fondo: appena 250 milioni per il 2014. Ci sono volute altre vostre proteste, presidi davanti al ministero dell’Economia e la minaccia di altri, lettere al Papa, e soprattutto la morte del vostro compagno malato Raffaele Pennacchio, per spingere il governo e i parlamentari a mettersi una mano sulla coscienza e a presentare, in un rutto di dignità, una serie di emendamenti per aumentare le risorse.
Si va dal taccagno senatore Malan che vi offre un incremento di appena 200mila euro per il 2014 (manco lo stipendio di un documentarista parlamentare, che a fine carriera ne guadagna 237 mila lordi annui, e un consigliere 350 mila…), ai più “umani” che propongono 500 milioni per ogni anno del triennio 2014-2016. Non è quanto chiedete voi nel vostro emendamento (e che il governo – lei dice – si era impegnato ad applicare subito, dopo l’incontro del 23 ottobre scorso, ma così non è stato), però sarebbe già qualcosa, no? Dico “sarebbe” perché chissà come andrà a finire in aula. Ormai siamo pronti a tutto. Anche a una fulgida vittoria di Malan.
Siamo già l’ultimo paese in Europa per risorse ai non autosufficienti: perché, con tutti gli scandali vergognosi, gli sprechi di denaro pubblico che abbiamo, ci accaniamo sui più deboli? Perché siamo diventati così barbari da costringere anche i malati gravissimi a protestare e da mettere addirittura i disabili gli uni contro gli altri (come nella polemica recente con la responsabile dei diritti dei disabili per il Pd, Ileana Argentin, che vi ha detto di “non dare spettacolo”)? Perché non capiamo che ci sono cose che NON si possono tagliare, se no diventiamo bestie? Forti con i deboli e deboli con i forti. Con tutta la mia stima e la mia solidarietà.
Il Fatto Quotidiano, 15 novembre 2013