Un irrefrenabile senso del ridicolo sembra aggirarsi tra le felpate stanze del Parlamento in una delle vicende più tragiche e dolorose della storia della Repubblica: il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro e degli agenti della scorta. Con deliberazioni concorrenti, il Parlamento intende istituire non una, ma due distinte Commissioni d’inchiesta sul “caso Moro“, la prima alla Camera, l’altra al Senato, aprendo una sfida a chi fa meglio e arriva prima. A iniziare ci ha pensato la Camera che, nel luglio scorso, ha messo sul tavolo la proposta di una Commissione monocamerale al fine di “accompagnare una inesauribile sete di verità, per far luce su aspetti inediti, emersi per iniziativa di alcune procure e per il dovere che sentiamo nei confronti della storia e delle generazioni future”.
Colpiti dalle nuove rivelazioni, i deputati osservano: “La morte di Moro poteva essere evitata”. Approvata dalla Commissione Affari Costituzionali di Montecitorio, la proposta viene calendarizzata il 19 novembre per la discussione in Aula. Complice un malinteso bicameralismo perfetto, il Senato, però, non ci sta a rimanere indietro. Un pugnace gruppo di senatori, un po’ infastiditi, presenta un’identica proposta: “Apprendiamo dagli organi di informazione che è stato presentato alla Camera un testo per una Commissione monocamerale sulla vicenda Moro”. Un’ipotesi del genere – lamentano – “suonerebbe quasi come uno sgarbo istituzionale verso il Senato, ecco perché riteniamo doveroso correggere il tiro”.
Il Fatto Quotidiano, 16 novembre 2013