Dall'alba di sabato 16 novembre un gruppo di manifestanti dell'assemblea permanente ha occupato la struttura e bloccato i camion di rifiuti in entrata nel Polo ambientale integrato gestito da Iren. L'attacco è al sindaco Federico Pizzarotti e alla giunta del Movimento 5 Stelle: "Siete anche voi parte della casta. Non avete fermato la costruzione della struttura"
L’inceneritore di Parma occupato e una manifestazione per dire ancora una volta “no” al forno di Ugozzolo. Da metà mattina di sabato un gruppo di manifestanti dell’Assemblea permanente contro gli inceneritori ha occupato il sito in cui da fine agosto è in funzione l’impianto, riuscendo a bloccare i camion di rifiuti in entrata nel Polo ambientale integrato gestito da Iren. Tre sono stati rimandati indietro dai manifestanti, mentre gli altri in arrivo sono stati deviati altrove su ordine di Iren e quindi per tutta la mattina non sono arrivati rifiuti nell’inceneritore. “Oggi l’inceneritore è chiuso – hanno detto i manifestanti – non lo ha fermato Pizzarotti, ma lo abbiamo fermato noi, con queste tute bianche”.
Erano da poco passate le 10 quando circa 150 manifestanti vestiti con tute bianche e mascherine si sono introdotti all’interno dell’area dell’impianto, superando senza difficoltà l’ingresso del Polo ambientale, che è ancora in fase di ultimazione e quindi non ha recinzioni fisse lungo il perimetro. “I vostri profitti, i nostri tumori” è la scritta sullo striscione appeso all’ingresso del Polo ambientale dai manifestanti provenienti da tutta la Regione e anche da quelle vicine, che hanno scelto di mettere in atto questa azione simbolica nell’ambito della manifestazione nazionale #fiumeinpiena del 16 novembre.
I no termo sono entrati dal cancello principale, sorvegliato da una guardia giurata, e una volta dentro si sono introdotti sulla rampa di accesso in cui solitamente arrivano i camion per scaricare i rifiuti, riuscendo ad arrivare alla torre nord dell’inceneritore, da dove hanno calato dall’alto, proprio dietro al camino, uno striscione con la scritta “no inceneritori”. Quindi, con il materiale trovato nel cantiere hanno creato una barriera all’ingresso e un’altra per bloccare l’accesso alla rampa. “Siamo qui per una giornata nazionale di lotta contro gli ecomostri e per la riappropriazione dei beni comuni – ha detto Luigi Iasci dell’assemblea – faremo di questo inceneritore un simbolo della nuova strategia che bisogna seguire in Regione, quella dei rifiuti zero”.
La città simbolo è Parma, dove l’impianto di Iren, che dalla scorsa estate è in esercizio provvisorio, dovrebbe entrare a pieno regime entro la fine di novembre, nonostante l’avvio a singhiozzo dovuto al braccio di ferro con l’amministrazione Cinque stelle e il pronunciamento del Tar che ancora deve esprimersi sul merito della vicenda. Al sindaco Federico Pizzarotti e alla sua promessa non mantenuta di fermare il forno si riferiscono i cori e le parole del presidio dei no termo, che durante l’ultima manifestazione a giugno lo avevano cacciato da piazza Garibaldi. “Aspettavamo il suo corpo qui per impedire l’accensione dell’inceneritore, ma lui non c’è e invece siamo venuti noi a dire stop agli inceneritori e a fermare quello di Parma”.
Durante la “presa dell’inceneritore” i manifestanti hanno imbrattato le stanze all’interno dell’impianto, i cancelli e i muri con vernice spray, disseminando la zona di cartelli e striscioni esposti. Scritte contro il forno, “stop biocidio”, ma anche tante contro il Pd, che ha dato il via libera all’impianto di Parma insieme al Comune, e contro l’amministrazione Cinque stelle, come “Movimento 5 stelle + Iren = tumori”, uno slogan lasciato come un marchio sulle vetrate all’ingresso del Paip.
Il presidio è durato fino alle 13, quindi i manifestanti si sono diretti in piazza Garibaldi per un presidio già in programma per la giornata. “Racconteremo alla città che cosa abbiamo fatto, perché devono sapere che con la lotta si può bloccare l’inceneritore”. Tute, maschere e striscioni sono arrivati fino sotto il Municipio, in un girotondo di protesta stretto proprio sotto agli uffici che da poco meno di un anno hanno accolto Pizzarotti e la sua squadra al governo della città. I manifestanti hanno portato pezzi di transenne con cui nella mattinata hanno sbarrato la strada ai camion di rifiuti, per raccontare ai parmigiani della loro lotta, che come hanno ricordato, è “per Parma e l’inceneritore, ma anche per tutti i posti in Italia, dalla Val di Susa alla Campania, dove progetti portati avanti da pochi creano profitti per loro, ma gravi danni che pagheranno tutti tra qualche anno in salute”. Tra i cori di protesta il mirino è ancora puntato sul sindaco Cinque stelle: “Pizzarotti, ti difendi dietro la legalità, dicendo che non sei la casta, ma sei uguale a tutti gli altri – hanno gridato i manifestanti di fronte alle porte del Comune chiuso – Chi non cambia gli equilibri del potere è della casta. Non basta andare in bicicletta per cambiare il mondo”. Accuse lanciate nel vuoto, perché nessuno dell’amministrazione ha presto parte al presidio, come invece era avvenuto a giugno. I no termo hanno liberato piazza Garibaldi intorno alle 18, ma la lotta contro gli inceneritori non finisce qui: il prossimo obiettivo sarà quello di arrivare fino in Regione per protestare contro l’approvazione del piano regionale dei rifiuti.