Nella notte buia si sente la mancanza della luna piena.
(Antara bin Shaddad)
Lo sfondo nero di cioccolato e una scritta di panna bianca che dice ”Tanti auguri Paolo”, firmato “Stato islamico dell’Iraq e del Levante”: è questa la torta con 59 candeline che molti immaginano per te. L’avrebbe preparata il cuoco di quella formazione qaedista, con cura. La stessa cura, aggiungiamo noi, con cui non fanno trapelare alcuna informazione su dove ti tengono prigioniero, da mesi.
Non ci sentiamo da tanto tempo, carissimo Paolo, e così per il tuo compleanno abbiamo pensato di interrompere il tuo isolamento e, venendo a sederci accanto a te, regalarti un colloquio fraterno, che cominci col solito “dove eravamo rimasti?”. Ma è un supplizio pensare di riassumerti tutto quel che è accaduto dal 29 luglio scorso, quando hai smesso di spiegarci cosa accadesse realmente.
Rimettendo insieme i frammenti della storia recente, i massacri indiscriminati sotto gli occhi del mondo, l’assalto di Ghuta, i ripensamenti del giovane Obama, gli assedi di mesi, senza né pane né acqua, le lacrime globali per la paura di un conflitto dopo due anni di guerra, ci è venuto naturale domandarci: perché? Perché rattristarti con il sunto di una deriva che già conoscevi, già avevi immaginato, capito, denunciato? Anche in Italia le cose vanno come avevi previsto: abbiamo “scoperto” che i musulmani sono bestie feroci (ad eccezione dei miliziani di Hezbollah e dei Pasdaran), abbiamo trasformato Assad in un discepolo di Montesquieu e la rivoluzione siriana in banditismo; nulla di nuovo… Ma soprattutto: tutto già scritto nel tuo libro, quel Collera e luce che molti giornalisti e intellettuali hanno preferito tenere nello scaffale dei libri non letti:
Buon compleanno Paolo. Non ci saranno né torte né candeline nel tuo ricovero oscuro. Ma tu lo sapevi. Non penserai, “che ineleganza, che barbari”…. No. Non fa nulla se i tuoi detrattori, numerosi oggi come allora, dicono che ti appresti a soffiare sulle candeline immerse nel cioccolato nero e nella panna bianca dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante, mentre loro si sacrificano a girare il mondo per aprire gli occhi di tutti sulla barbarie altrui. È il mondo capovolto, Paolo. Noi non pensiamo a loro. Abbracciamo te.
Lorenzo
Riccardo
“Mi è difficile parlare la lingua materna in esilio, a casa, sarei più felice di parlare la lingua della mia sposa, quella per la quale si lascia il padre e la madre, per unirsi per sempre, ed è quello che è capitato tra me e la Siria”. Vorrei quindi usare la lingua della tua sposa Paolo, Sana helwa Abuna.
Alberto
Ti aspetto, per riassaporare il tuo umorismo acuto e tagliente, che brilla di umanità.
Estella, “al-bint al-muzallata”, come mi hai soprannominata tu.
Andrea
Sei più vecchio di me di 7 giorni, Abuna. Ti chiedo quindi un regalo per il mio compleanno: torna. Vorrei avere la fortuna di conoscerti al di là di qualche scambio di mail. Gli auguri vorrei farteli a voce.
Elena
Ho un grande debito spirituale con te che comincia nel 2009, data del nostro primo incontro. Rimango in tua attesa per poterlo saldare. Buon compleanno Padre Paolo.
Shady
Mi hai chiamato “la Regina di Saba” la prima volta che ci siamo incontrati a Mar Musa, diversi anni fa. E io mi sono offesa molto. Anni dopo, quando ti ho ricordato l’episodio, hai riso, col tuo vocione e quei tuoi occhi buoni. Ci aspettano ancora tante risate insieme. Torna presto Abuna. Buon compleanno.
Caterina
Mi manca la pace della tua voce… che mi protegge nella nostra solitudine. Buon compleanno Abuna.
Eva
Caro Padre Paolo, auguri! Qui a Mashhad un ragazzo siriano che ho conosciuto nel dormitorio universitario mi ha parlato di te dicendo “Padre Paolo ha un bel progetto per la Siria”… con una punta d’orgoglio gli ho raccontato di quanto ti sei speso per fare conoscere la situazione siriana in Italia. Anche in Iran non ti dimentichiamo! Ti aspettiamo.
Giacomo