L'accordo con i sindacati è stato firmato nella sede parmense della Servizi Italia e verrà esteso a tutti gli stabilimenti del gruppo per coinvolgere 1.500 lavoratori. Avranno diritto a un permesso retribuito i partner gay che si sposeranno nei Paesi dove è permesso. Cgil: "Costringiamo la politica a superare le resistenze culturali". Arcigay: "Molte realtà si adeguano a una visione moderna della società"
Congedo matrimoniale anche per le coppie gay. Alla Servizi Italia viene estesa ai lavoratori omosessuali la possibilità di accedere al permesso retribuito in occasione delle proprie nozze. L’accordo è stato siglato tra società e sindacati lo scorso 14 novembre nella sede parmigiana dell’azienda italiana specializzata nel settore dei servizi integrati rivolti alla sanità (250 dipendenti), ma presto, “e a cascata”, sarà esteso a tutti gli 11 stabilimenti del gruppo Lavanderie Italia presenti sul territorio nazionale. Complessivamente 1.500 lavoratori. L’idea alla base dell’accordo, del resto, è semplice: “Se in Italia la politica non vuole superare quella che è una resistenza culturale, prestando ascolto alla collettività – spiega Marco Tedeschi, segretario della Filctem Cgil di Parma, firmatario dell’intesa assieme a Cisl e Uil – saremo noi cittadini a costringerla a farlo, applicando una legge che non è ancora stata votata. Quella che riconosce pari dignità all’affettività delle coppie omosessuali ed eterosessuali”.
Un principio che, secondo le sigle sindacali, dovrebbe essere adottato in tutti i luoghi di lavoro: “La volontà è di esplorare non solo istituti puramente economici o contrattualistici, ma anche percorsi comuni su temi sociali”. A partire dal “riconoscimento dell’istituto del congedo matrimoniale a tutti i lavoratori che decideranno di unirsi in matrimonio nei Paesi dove è consentito”. Perché “in un Paese dove il tasso di omofobia è tra i più alti d’Europa – spiegano Cgil, Cisl e Uil – intese di questo genere sono da evidenziare e far proliferare in modo che anche la classe politica possa dare segnali diversi da quelli fino a oggi proposti”.
L’iniziativa non è un caso isolato, in alcune multinazionali, come Citybank e Ikea, fondate su una cultura del lavoro importata da realtà estere, dove i matrimoni gay costituiscono la normalità, la prassi è già applicata. Ma a livello di imprese di medie dimensioni, imprese italiane, i casi in cui “l’unione matrimoniale viene riconosciuta anche tra coniugi dello stesso sesso” non sono molti. “In tutto – spiega il sindacalista – gli esempi nel Belpaese sono cinque o sei”. Infatti, a Tedeschi l’idea è venuta leggendo la storia di Elisa, dipendente del call center Call&Call di Cinisello Balsamo, che ad agosto è riuscita a ottenere qualche giorno di permesso retribuito per sposare la fidanzata Valentina. Anche alla Call&Call la vertenza era iniziata “individualmente”, su una singola lavoratrice, per poi essere estesa a tutti i dipendenti del gruppo.
“Mi sono detto – spiega il segretario della Filctem – perché non provare ad applicare quel modello in tutte le aziende italiane? Credevo sarebbe stato più difficile, perché il call center ha generalmente dipendenti giovani e la resistenza culturale è spesso superata. Invece non solo l’azienda si è dimostrata disponibile a collaborare, estendendo il diritto a tutti i lavoratori del gruppo, ma gli stessi operai hanno accolto la notizia con grande soddisfazione. E’ un risultato importante, perché è nostro dovere in qualità di cittadini e di rappresentanti sindacali lavorare per agire nell’interesse di chi vive una condizione di minoranza”.
“Il caso di Parma è molto significativo, perché l’azienda ha di fatto riconosciuto la validità del matrimonio tra persone dello stesso sesso, costrette ad andare all’estero per sposarsi – sottolinea Flavio Romani, presidente dell’Arcigay – fa piacere constatare che il numero di imprese convinte che questa sia la strada giusta sia in crescita”. Sempre a Parma, dopo lo scivolone del patron Guido Barilla, il colosso della pasta “si sta adoperando per favorire politiche per l’integrazione – continua Romani -. E in Italia sono molte le realtà che si stanno adeguando a questa visione moderna della società, che poi è indice del comune sentire degli italiani”. Una strada tracciata dalla Corte di Cassazione, che con la sentenza 4148 del 2012 ha ribadito il diritto, per una coppia omosessuale convivente con una stabile relazione, di rientrare nella nozione di ‘vita familiare’.
“Iniziative come quella di Servizi Italia fanno stare bene i dipendenti – conclude il presidente di Arcigay – aiutano a superare la discriminazione, a favorire l’inclusione sociale, incoraggiano le persone a confidarsi, a fare coming out con i colleghi. E questo non solo a vantaggio della collettività, ma della produttività dell’impresa stessa. Tutti ne risentiamo positivamente”.