Dopo tante parole e impegni, la realtà non sembra essere cambiata per chi vive nella cosiddetta ‘Terra dei fuochi‘ tra Napoli e Caserta o a Taranto: il rischio di ammalarsi di cancro per queste persone, tra cui tanti bambini, è sempre molto alto. Solo nella cittadina pugliese, secondo i dati dell’Arpa Puglia, sono ben dodicimila coloro che rischiano di sviluppare un tumore a causa delle emissioni nocive dell’Ilva, anche dopo gli interventi previsti dal Governo sugli impianti dell’acciaieria e che saranno completati, salvo ritardi, nel 2016. E si tratta di un dato sottostimata. Numeri che meritano un intervento tempestivo, senza dover aspettare i risultati di studi che confermino quello che già si sa ora, e cioè che queste sostanze fanno male. A denunciarlo sono i pediatri italiani, che hanno scritto una lettera al governo e al Garante per i diritti dell’infanzia per chiedere la bonifica immediata dei siti inquinati e il controllo delle fonti di inquinamento.

“Nonostante quanto sia stato detto alla popolazione – spiega al fattoquotidiano.it Annamaria Moschetti, referente Ambiente e salute dell’Associazione culturale pediatri (Acp) per Puglia e Basilicata – e gli interventi previsti nell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale), nel 2016 continuerà ad esserci un rischio cancerogeno inaccettabile a causa delle emissioni”. I dati dell’Arpa Puglia, sulla base delle emissioni rilevate prima dell’Aia e della stima delle emissioni ad Aia attuata, “stimano che le persone esposte a rischio cancerogeno inaccettabile siano ridotte ‘solo’ a 12mila dal 2016, in poi dopo l’Aia – continua -. Ci è stato assicurato l’impegno a garantire salute e produzione, ma di fatto si accetta di mettere in pericolo la vita di tutte queste persone, che principalmente vivono a ridosso degli impianti e con un livello socio-economico più basso. Non sono importanti queste persone per il nostro governo? Nessuno può essere esposto al rischio di perdere la propria vita per la produzione dell’acciaio. E’ una scelta eticamente inaccettabile”.

Già ora l’incidenza dei ricoveri per neoplasie è superiore, a livello statistico, per i bambini, che sono esposti “a nanotossine cancerogene – secondo Moschetti – Inoltre nelle sue valutazioni l’Arpa non ha calcolato l’impatto degli inquinanti assunti per via orale. Il piombo infatti è presente anche nel suolo, e i bambini tendono sempre a mettersi le mani in bocca. Va adottato il principio di precauzione, e non calcolare il danno dopo, quando ormai si è consumato”. Dello stesso parere anche Paolo Siani, presidente dell’Acp, che punta l’attenzione sulla Terra dei fuochi. “Se ci sono dei veleni nel terreno – ragiona – allora va bonificato subito. Non possiamo aspettare di essere sicuri. In Campania non esiste un registro dei tumori, e quindi non avremo mai uno studio o dei dati che possano dimostrare il rapporto di causa-effetto ora. Magari si avrà tra dieci anni. Ma perché perdere tempo? Se c’è la diossina, va eliminata, e basta”. E non si tratta di fare allarmismo, ma non va neanche sottovalutato il fenomeno, secondo i pediatri, che hanno messo nero su bianco il loro pensiero. ”I bambini non devono essere considerati l’indicatore del danno alla salute. Si proceda immediatamente alla bonifica dei siti inquinati e al controllo delle fonti d’inquinamento. L’esposizione a sostanze tossiche – hanno scritto al governo – è contro il diritto alla salute e all’uguaglianza, sanciti dalla Costituzione. I bambini dei territori contaminati hanno diritto al futuro. E’ necessario adottare il principio di precauzione. La comunità scientifica internazionale ha individuato da molti anni le sostanze certamente dannose per la salute. Pertanto, non vi è alcun bisogno di ulteriormente dimostrare, con onere della prova a carico delle vittime, il danno alla salute determinato dall’esposizione a queste sostanze”. Certo, conclude Siani, “la camorra si sta già organizzando per entrare nel business delle bonifiche. E’ tutto molto scivoloso e pericoloso, ma il territorio va ripulito. Non farlo è colpevole”.

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