Generalmente pensiamo all’amore come a un profondo sentimento di affetto, simpatia, passione verso una persona, che si manifesta come desiderio di ricercare la sua presenza e di procurarle del bene. Se molte teorie sull’amore tendono a identificarlo come un sentimento particolare, altre (Guidano 1999) ritengono che l’amore non sia un sentimento particolare o una particolare qualità emozionale, ma lo spazio emotivo che si crea tra due persone, lo spazio comune all’interno del quale gli individui si muovono in modo coordinato e consensuale. La distanza compresa tra l’affetto e la separazione, l’attaccamento e il distacco, cioè tutto il mondo dei sentimenti umani. Visto in questo modo, l’amore è l’organizzatore delle emozioni umane. Può assumere tante forme, tutte in relazione all’idea che abbiamo dell’altro: oggetto di cui disporre a proprio piacimento o persona con sue intenzioni e pensieri.

Contrariamente a quello che si crede, molta sofferenza non è tanto legata alla carenza d’amore, che comunque ha la sua rilevanza, quanto alla qualità dell’amore: a quanto l’amore è rivolto a un soggetto considerato come persona o come oggetto. L’amore, quando riferito all’altro come persona, lo stimola e gli permette di svilupparsi, quando riferito all’altro come oggetto lo schiaccia e gli impedisce di crescere. Questo vale per esempio per i genitori, nelle tappe di crescita dei figli, e per i partner nella vita affettiva adulta: un genitore iperprotettivo rischia di danneggiare piuttosto che proteggere e un partner onnipresente rischia di soffocare piuttosto che dimostrare affetto. Sappiamo che le sofferenze psichiche sono soprattutto di natura affettiva e si presentano mentre l’individuo è impegnato a costruire, mantenere o rompere relazioni affettive significative, anzi si può affermare che non ci sono emozioni più intense nella vita di un essere umano di quelle che si producono nel corso della formazione, del mantenimento e della rottura di tali relazioni.

L’intimità affettiva che si costruisce tra due persone nell’amore, cioè nel momento di massima corrispondenza reciproca, può offrire una sensazione di completezza e pienezza. Può diventare però anche un’esperienza dolorosa perché è un momento di grande vulnerabilità dove anche la minima diminuzione della corrispondenza può essere percepita come un grande dolore e una grande perdita. Per questo di fronte all’intimità non è mai completamente chiaro se l’obiettivo è quello di ricercarla o di evitarla.

Se consideriamo l’amore, come uno spazio condiviso, in cui confermarsi, comprendersi, accettarsi, riconoscersi, allora è più facile capire il rapporto che si crea tra due partner, la conflittualità più o meno aperta che si manifesta nei momenti di crisi, quanto una crisi può mantenersi nel tempo e diventare un modo stabile di stare insieme e quanto può essere lungo e faticoso un processo di distacco. 

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