Sono stati apposti i sigilli all’albergo dei “mafiosi”. Si tratta dell’hotel Mutacita di via Lugano a Miramare. A chiudere l’immobile ci hanno pensato i carabinieri del nucleo investigativo di Rimini, in esecuzione del decreto di sequestro preventivo, ai fini della confisca, del giudice per le indagini preliminari di Bologna. Il provvedimento, che è stato emesso su richiesta dei pubblici ministeri Enrico Chieri della direzione distrettuale antimafia e Marino Cerioni della procura di Rimini, ha riguardato il napoletano di 39 anni Massimiliano Romaniello e Giuseppe Ripoli, trentacinquenne di Policoro (Matera). I due, attualmente detenuti, erano finiti in manette lo scorso 18 aprile per essere implicati nell’operazione Mirror, che aveva messo in luce legami della malavita organizzata con il tessuto economico riminese. Ora entrambi sono stati iscritti nel registro degli indagati, insieme al loro prestanome A.F., un casertano incensurato di 51 anni, per intestazione fittizia di beni con l’aggravante di associazione a delinquere di stampo mafioso.
Il sequestro interessa solo l’impresa individuale “hotel Matacita”, che deteneva la gestione dello stabile. La proprietà infatti era all’oscuro del disegno criminale di Romaniello e Ripoli, poiché si relazionava solo con la “testa di legno”, una persona pulita, con la quale aveva stipulato il contratto di affitto per la stagione estiva 2013. Pensavano di averla studiata bene i due malviventi: vantando un credito di 20mila euro con il precedente gestore dell’albergo, gli erano subentrati, schermandosi dietro al prestanome da loro chiamato “il pizzaiolo”. Lui risultava unico intestatario dell’impresa, ma l’accordo imposto era quello di essere tutti in quota al 33%. Nel caso che il casertano A.F. avesse tentato di fare il furbo, sarebbero stati guai: in passato i due compari non avevano lesinato botte a imprenditori che avevano provato a opporsi alle loro estorsioni.
L’acquisizione del Mutacita è solo un tassello della lenta ma sistematica penetrazione in Riviera di una malavita che va a caccia di attività commerciali di vario genere, già avviate e possibilmente in crisi, per subentrare nella gestione. A imprenditori che versano in situazioni economiche disperate i mafiosi presentano denaro contante da riciclare. Tanto, sporco e subito. L’affare è fatto e la Romagna rossa del benessere cooperativo, che si è a lungo ritenuta immune, si scopre avviluppata dai tentacoli della piovra.
“Il problema delle infiltrazioni malavitose in Riviera è molto di più di un argomento ‘filosofico’”. A dirlo è Stefano Vitali, presidente della Provincia. “Sono ormai decine le inchieste giudiziarie che danno conto e corpo a un progetto malavitoso molto vasto e pericoloso per il nostro territorio, con una crisi economica che sta mettendo in ginocchio una moltitudine di piccole e medie imprese a fare da ‘mosca cocchiera’ per gli interessi illeciti. Va però sottolineato come gli ultimi anni abbiano portato una coscienza culturale del problema, dopo che per molto tempo la reazione collettiva era stata quella della rimozione e della minimizzazione, per ragioni anche superficiali”.
L’interesse della criminalità organizzata per le attività economiche e turistiche del territorio di Rimini è stata dimostrata anche dall’inchiesta Mirror, come sottolinea Luigi Grasso, comandate provinciale dei carabinieri. “Il sequestro preventivo, dell’hotel Mutacita -precisa Grasso- è il frutto dell’attenzione da parte dei carabinieri sulle infiltrazioni mafiose in Riviera e, a questo proposito, è stato istituito un team specializzato in indagini patrimoniali. Tuttavia, c’è il rischio concreto che non si tratti di un caso isolato perciò, d’intesa con la Prefettura, stiamo portando avanti un importante lavoro in questo senso”.
È il prefetto di Rimini Claudio Palomba a chiarire i termini dell'”importante lavoro” a cui allude il comandante Grasso. “Stiamo monitorando uno a uno e in tutti i settori, i cambi di gestione degli ultimi anni, controllando a chi sono andate le strutture. Siamo partiti con gli alberghi, registrando 200 cambi di gestione nell’ultimo biennio, un dato che richiedeva approfondimenti. Il problema dell’infiltrazione mafiosa viene affrontato dapprima nella conferenza permanente con la camera di commercio e il Comune, poi è monitorato in sede di comitato delle forze dell’ordine. Io insisto -conclude Palomba- sull’importanza della prevenzione amministrativa che può fungere da anticorpo in un momento delicato come questo, in cui il settore alberghiero, in particolare, è altamente a rischio”.