Un milione e centomila assistiti, 15mila dipendenti, 14 milioni e mezzo di prestazioni erogate e due miliardi di euro di bilancio annui: sono i numeri dell’Ausl unica della Romagna, da oggi ufficialmente approvata anche dall’Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna e quindi dal 1 gennaio 2014 attiva tra Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini dove i quattro poli sanitari provinciali verranno riuniti in un’unica struttura.
C’è chi tra consiglieri regionali d’opposizione l’ha chiamata l’ “auslona”, chi tra gli amministratori locali ne ha criticato iter di approvazione e presupposti politici ma “la riforma più importante di questa assemblea legislativa” – come afferma la consigliera Noè (Udc)- giunge al traguardo e supera il voto dell’aula: su 36 votanti, 25 favorevoli (Pd-Fds-Idv-Riva), 2 astenuti (Noè –Udc-, Naldi -Sel) e 9 contrari (Defranceschi -5 Stelle -, Meo -Verdi -, Lega Nord e Pdl). Proprio lì, tra gli uffici di viale Aldo Moro, dove si sta consumando la passione delle “spese pazze” per rimborsi di cene, pannolini e wc, la monumentale opera di razionalizzazione di mezzo servizio sanitario regionale, il megaprogetto per ‘contenere’ i costi degli ospedali voluto dal presidente Vasco Errani e dall’assessore alla sanità Lusenti, è ufficialmente realtà.
Un dibattito in aula molto all’ “inglese”, senza troppi colpi di scena e ruoli consolidati tra una maggioranza che ha blindato i 9 articoli del testo uscito dalla commissione e le opposizioni rimaste come stordite da un’operazione che apparentemente non fa una grinza: sempre meno le risorse per la sanità regionale, meglio fare economie di scala.
“Il nostro obiettivo è innalzare la qualità dei servizi garantendone al contempo la sostenibilità economica”, spiega da tempo l’assessore regionale Carlo Lusenti. Un proclama che nella pratica, tra i 15 ospedali pubblici delle quattro province oramai unite e le 14 case di cura convenzionate, stabilisce per legge alcune certezze: una direzione generale con un super manager che dirigerà le operazioni e che non sarà nessuno dei 4 attualmente al lavoro nelle provincie di Romagna; il “rafforzamento del ruolo pubblico”, con l’assegnazione di sette milioni di euro, per l’Istituto scientifico romagnolo per lo studio e la cura dei tumori – Irst di Meldola che diventerà il nodo centrale delle attività oncologiche nelle Aziende sanitarie romagnole; e un ruolo di primaria importanza a tutte quelle strutture private convenzionate che dal 1 gennaio 2014 aumenteranno i posti letto a disposizione.
“Si presenta come un progetto tecnocratico e accentratore che, in nome di supposti e non dimostrati risparmi, taglia da subito i servizi di prossimità per anziani e giovani famiglie che dovranno rivolgersi a strutture sempre più lontane, non per cure specialistiche, ma per le esigenze di base”, spiegano in una nota i Verdi di Turroni e Galletti che, grazie alla consigliera Meo, hanno votato contro in aula, “La certezza è che intanto si tagliano posti letto nel pubblico e non nel privato convenzionato (cioè pagato dal pubblico) incrementando la tendenza in atto a rivolgersi al privato”.
“E’ un progetto di legge vuoto, un salto nel buio”, ha spiegato in aula il 5 Stelle, Andrea Defranceschi, “e non provate a raccontarmi che nella decisione finale ha partecipato il territorio. Come avviene nei consigli d’amministrazione di Hera i sindaci non contano nulla. Di fatto la Regione sta consegnando la sanità pubblica al privato inseguendo il modello della Lombardia. State svuotando gli ospedali pezzo per pezzo, smantellandoli reparto per reparto, anche quelli inaugurati da Errani durante l’ultima campagna elettorale”. Infine si accoda anche il Pdl che con il consigliere Bartolini, ora ‘tornato’ in Forza Italia striglia la Regione: “La Romagna farà da cavia e non ne comprendo i motivi. Perchè questo accorpamento di un Ausl unica non lo si fa anche in Emilia?”.
“Le scelte non sono state calate dall’alto e non ci saranno tagli”, ha risposto in aula l’assessore Lusenti, “il testo votato è il risultato di un percorso di confronto durato due anni. Ora, il nostro obiettivo non è quello di risparmiare ma di spendere fino all’ultima risorsa disponibile per continuare a garantire i nostri elevati livelli di assistenza, con un progetto che è di innovazione, sviluppo e crescita. I buoni risultati di bilancio che abbiamo ottenuto nel passato non sono garantiti per sempre in un settore, quello dell’assistenza sanitaria, come nessun altro attraversato da cambiamenti profondi”.